Anche questo rende sensato e utile il nostro essere associazione, secondo me. Anche per questo io #miassocio. Perché le Acli restano un luogo di dibattito. Comunque libero. In cui si cerca di mettere assieme le diverse letture della realtà e delle cose che accadono. Non a partire dall'essere "fan di tizio" o "fan di caio". Ma a partire da idee, sensibilità, sfumature, riflessioni ed esperienze. Con coraggio. Sapendo anche non infilarsi semplicemente nella corrente. E' faticosissimo, sia chiaro. Dibattere, esprimendo ognuno la sua posizione. Poi fare sintesi di posizioni anche molto differenti, negli organi. E tirare fuori una linea. Che poi è la linea dell'associazione. Cioè di tutti.
Ma secondo me pure questo è democrazia…
Quindi, nel merito, in attesa della Direzione di oggi, dove le Acli dibatteranno (anche) di legge elettorale e riforme e approveranno una linea. Io butto giù qualche pensiero rapido, sul cosa penso io, non da esperta, ma da cittadina appassionata, una riflessione non troppo elaborata, e che va nel mucchio di tante altre…
- Penso che Italicum non mi piace perchè mi ricorda un po' troppo Italicus, ma pure perchè non vorrei questo fosse il modello italiano, nel senso definitivo. Penso che se funziona può essere al massimo una transizione (magari di un po' di anni) verso un modello migliore. L'Italia può aspirare a qualcosa di più...
- Penso che un leader è tale se ha idee ed è determinato, ma non ritengo una caratteristica delle leadership la sicurezza eccessiva che sfocia nell'arroganza e nella mancanza di rispetto.
- Penso che non mi piace dover discutere una proposta di legge con un condannato in via definitiva (perchè è stato giudicato, ma pure, nel caso specifico, perchè non mi fido della sua parola).
- Penso che le cose semplici siano le più belle. E trovo che l'Italicum sia un po' troppo complicato. Da capire, quindi da spiegare, e quindi poi da “partecipare”.
- Penso che sia cosa buona preservare il rapporto diretto tra cittadini elettori ed eletti e penso che questa proposta lo faccia solo in parte.
- Penso che, in generale, sia un po' rischioso per la democrazia scambiare una maggioranza solo relativa con una maggioranza assoluta. Le parole hanno un senso ed i concetti pure.
- Penso che, fosse dipeso da me, sarei ripartita da altrove, per esempio dal Mattarella...
Però…
1. Penso che il
tempo non sia una variabile indipendente. Mia madre da piccola
diceva “Le cose fatte bene si vedono, il tempo che ci hai messo a
farle non si vede”. Beh, mi spiace ma mia mamma, su questo, in questo caso, non ha
ragione. Il tempo è una delle risorse più preziose e limitate che
abbiamo. E il tempo che ci mettiamo nel fare una cosa ha influenza
sul risultato.
Una decisione ottima a tempo scaduto è una decisione
pessima.
Una decisione con ottime intenzioni ma che non arriva a compimento e quindi non ha effetti sulla realtà è una
decisione pessima.
E qui, oggi eravamo già ben oltre il tempo scaduto,
secondo me…
2. Penso che il piano
di realtà non sia una questione marginale. Non si può partire
da quel che si vorrebbe. Bisogna partire da quel che c'è, sul
campo, in questo momento, per andare verso quello che si vuole
costruire. E il piano di realtà comprende il fatto che due tra le
forze principali del panorama politico italiano oggi siano guidate
da persone (per me) politicamente discutibili come Grillo e
Berlusconi. Non ci piace. Ma non scompaiono fingendo che non ci
siano. Nè vengono politicamente battute dicendo che non sono
legittime. E' un dato di fatto, è un'esperienza che abbiamo già
fatto.
3. Penso che una
democrazia matura si basi sull'alternanza. E che
l'alternanza si basi sul bipolarismo. E che, rispetto al
bipolarismo in questo momento abbiamo un problema. Perchè le forze
principali in campo sono tre. Nessuna delle tre arriva nemmeno vicino all'essere maggioranza. Due di queste hanno (almeno nelle intenzioni)
ipotesi e visioni di mondo alternative, una delle tre che si
rifiuta, nei fatti, di partecipare. Allora, a fronte di questo, mi
pare che le soluzioni siano solo due: allearsi tra le altre due per
governare o allearsi tra le altre due solo per stabilire le regole
per poi ripristinare una situazione differente. La prima l'abbiamo
già provata e non mi pare abbia funzionato molto. Non restava che
provare l'altra. Sapendo che è un rischio altissimo. Ma…
4. Penso che la
maggiore forma di tradimento ed espropriazione del potere degli
elettori, la cosa che maggiormente allontana dalla voglia di
partecipare democraticamente, la cosa che maggiormente nutre
l'antipolitica (cioè sia il quarto partito, quello dell'astensione,
che il terzo, quello di Grillo) sia il non poter votare il governo
per il paese. Cioè lo spezzare la connessione tra ciò che la gente vota e il governo che si produce. E questa è la situazione in cui siamo, prima con Monti e
poi con Letta. Ripristinare il collegamento tra il voto degli
elettori e il governo del Paese mi pareva quindi una urgenza. E
questa riforma, almeno in parte, prova ad andare in questa direzione.
5. Penso, rispetto alle
preferenze, che mi ricordo inverni da ventenne a Milano,
sotto i portici del centro, fermando la gente per raccogliere firme
per un referendum. E tanti discorsi sul voto di scambio, sulle
infiltrazioni mafiose, sulle deviazioni possibili della
democrazia... credo che nessuna forma sia perfetta, ma non
inchioderei il giudizio sulla legge elettorale alle preferenze, a
meno che l'obiettivo non sia solo cavalcare l'onda.
E poi…
Penso che uno degli
obiettivi della riforma debba essere la promozione delle forme
partito. Strumenti che rischiano di sembrare superati
(nell'ottica di rapporti diretti tra leader e cittadini) mentre a
mio parere una democrazia matura non può farne a meno. Credo che
questa proposta di riforma in parte vada in questa direzione
(cercando di semplificare il quadro) ma che questo possa funzionare solo con
un'attenzione (che oggi ancora non vedo, in nessun partito, nemmeno
il PD) alla forma di presa decisioni e di rappresentanza che
permetta di dare spazio e legittimità anche alle minoranze nei
partiti, nelle coalizioni, al sistema di finanziamento, alle norme
di funzionamento, all'identità stessa dei partiti…