Il calabrone può continuare a volare altri 70 anni... (Giovanni Bianchi)

Nota: sono appunti presi in diretta e non rivisti dall'autore. Ma era troppo interessante da non condividere....

Paolo Petracca: Max Weber dice che le organizzazioni non durano più di 50 anni. Le Acli ne hanno 70. Secondo te, cosa ha permesso alle Acli di essere ancora vive e vitali (anche se ne vediamo con preoccupazione gli aspetti di invecchiamento) dopo 70 anni? 

Giovanni Bianchi: non ci avevo mai pensato ma... è anche bello smentire Max Weber!   

10 anni fa’ alla commemoriazione romana di Pino Trotta, in via della Conciliazione, alle Paoline, organizzata da Pio Parisi, il teologo Biscontin disse che ormai le organizzazioni e gli ordini religiosi vanno incontro ad una grande usura e devono mettersi in testa che possono anche sparire. 

Le Acli hanno 70 anni e ci sono ancora. E’ bene. Ma è bene che le Acli non siano solo vive e vecchie. Ma che continuino a inquietare e a fare problema.

Parto dalla concezione delle Acli che mi sono fatto.

La metafora che Labor usava per le Acli è il calabrone. Uno guarda il calabrone e dice “questo non può volare”  e invece vola. Le Acli sono questo paradosso.

Disse Gigi Borroni in un intervento stupendo: Amici e compagni, dobbiamo renderci conto che ormai i sessi principali sono due. E pose un problema enorme. 

Le Acli sono anche questo. Sono una cosa complessa e piena di contraddizioni e paradossi. Nella quale sta dentro veramente tutto.

Per esempio, siamo un’associazione di lavoratori cristiani che nasce su suggerimento di Montini. Dopo l’unità sindacale, ci vuole qualcosa che garantisca la Chiesa nell'ambito del lavoro. E le Acli diventano movimento di formazione di lavoratori nel sindacalismo unitario.

E' centrale la figura di Achille Grandi. Achille grandi fin dall’inizio è un cattolico impegnato, poi è un padre della Patria, un costituente... ma, fin dall’inizio, è molto autonomo. E' rimasta famosa l'alzata di ingegno di Achille Grandi: C’era il non expedit. Ci fu il Patto Gentiloni in funzione anti socialista, i cattolici avrebbero votato i candidati liberali. Achille Grandi che allora lavorava alla Curia di Como, il giorno delle elezioni organizzò una gita al monte Bisbino. E nel collegio di Como passò il candidato socialista. (Lui poi fu licenziato...) Achille Gande è un padre della patria. Un costituente. Un firmatario del patto di roma. Dovremmo far pubblicare dalla Camera i discorsi di Achille Grandi, anche se non furono molti. 

Le Acli sono un’associazione complessa. Che per esempio  nasce con questa funzione (di essere una preesnza di formazione cristiana nel movimento sindacale) ma da subito ha migliaia di amministratori locali. E’ nel mondo del lavoro ma da subito è impegnata politicamente. E' unica da questo punto di vista. La politicizzazione delle Acli è naturale, dall’inizio. Io ho un'idea essenzialmente politica delle Acli.

Se vai all’estero non riesci a spiegare le Acli. Ogni volta devi dire una serie di cose e poi specificare… no, siamo un’altra cosa. In tutte le puntate fuori dai confini mi è sempre successo. Per gli altri era sempre difficile fare i conti  con questo oggetto misterioso.

Le Acli sono un'associazione con un forte radicamento ecclesiale. Non solo per la presenza degli assistenti. E anche in modo originale. Pensiamo a Livio Labor, alla sua storia… nasce a Leopoli, da padre socialista, filantropo, medico, ebreo, poi si converte al cristianesimo e alla morte della moglie diventa prete. Lo ordina sacerdote un vescovo anti fascista e lo fa anche capo del seminario. Abbiamo una serie di cose incredibili nella storia delle Acli.  Non basterebbe la fantasia di Joseph Roth per un romanzo.

Questo si accompagna al fatto che, ad ogni fase storica, le Acli hanno saputo adattarsi e adattare il proprio mestiere. La ragione sociale complessa consente agli aclisti di rispondere al momento storico in modo particolare.

Mi collego alla lectio. Per questo periodo per noi difficile in famiglia, dopo la morte di Sara, è proprio la visione di Ezechiele che andiamo a riprendere... le ossa che tornano vive... è un'immagine incredibile... è una cosa che ti accompagna e turba. Ma ce ne è bisogno.  Questo appartiene molto anche alla nostra vicenda di Acli.

Mi sono andato convincendo che c’è una specificità aclista,  nella complessità. Siamo l’unica organizzazione ecclesiale democratica dalle radici in su. Noi continuiamo a fare i congressi. Anche le forze politicche (forze forse oggi è meno appropriato...) i congressi non sanno più cosa sia. Fanno le convention... Noi i nostri congressi li facciamo. Anche con le bordellate. Che non sono una bella cosa, ma ci sono. La vita democratica da noi c’è, è rimasta ed è importante.

C'è un confine sul quale ho sempre cercato di muovermi…Io ho concezione della vita e delle Acli politica. Perché la politica dà ragione della complessità. La politica seria parte dal riconoscimento del suo limite: che non tutto è politica. E che c’è anche l’insufficienza della politica. La politica arriva ad un punto in cui i suoi mezzi sono scarsi. Martini lo dice in una relazione degli anni 80, in Cattolica, parlando ai giovani e pone la domanda che da aclista con Pio ed altri mi sono sempre posto: è possibile la santità politica? La risposta di Martini è netta: No! Ma quello che è impossibile all’uomo  è possibile a Dio. 

Giovanni Battista che manda a vedere "cosa fa quello lì" e quelli riportano 6 guarigioni impossibili... 
Il giovane ricco a cui viene chiesto di vendere tutto e darlo ai poveri... 

La Parola di Dio entra nelle situazioni impossibili. Io mi sono sempre sforzato di vedere le Acli su questo crinale e di pensare che il filo è nella nostra complessità che vive nelle diverse fasi storiche cambiando il mestiere. 

Il rischio in questa fase è che se non stiamo attenti ci trasformiamo nella associazione di gabellieri cristiani. Che non è il futuro che io vorrei vedere seriamente per le Acli... 

Cercare dentro la storia i semi del Regno e fare con la politica quel che puoi, sapendo che la politica non può tutto ma che c’è l'altra possibilità. Mi pare questo il confine su cui io interpreto si muovano le Acli. 

Mi sono confermato di questa visione all’inizio di quest’anno. C'era un dibattito a Desio. Una serata su Martini: Movi Ovadia, Franco Agnesi ed io. Parlando di Martini io ho fatto questo ragionamento. Moni Ovadia poi è intervenuto e ha detto “Martini era anche il mio cardinale. Sapete io non credo ma non sono ateo, sono agnostico. E io dico che Martini è anche il mio cardinale perché mi ritrovo perfettamente nella visione della storia di Martini”. 

Io credo sia questa la ragione per cui siamo continuati a resistere. Usando gli strumenti della complessità: servizi, movimento... C'è sempre stata diatriba tra servizi e movimento. Ma finchè c’è diatriba c’è movimento. Quando si chiude la diatriba si inizia a rischiare.

Il senso del limite. Continui a cercare. Ad impegnarti. Sapendo che il Signore agisce nella storia. Questo è stato il mio filo, il patto tra Pio Parisi, Pino Stancari e me. Loro mi accusavano di fare troppe mediazioni ma “Purchè la contraddizione resti aperta”. 

Pietro Praderi mi ha mandato uno scritto sulla deplorazione di Paolo VI. Non so se pubblicheranno. La mia tesi è questa: che Paolo VI aveva una visione dottrinale delle Acli. Voleva un bene viscerale alle Acli. Ci sono espressioni ai corsi di Monguzzo che erano espansive, di un affetto profondo…. Ma la sua visione delle Acli era dottrinale. E da lì nacque la deplorazione. Noi avevamo ragione.  Non perché la linea fosse giusta. Ma perché avevamo quasi il dovere di provare a dire. Le cose dette da noi le diranno 20 anni dopo quelli di Solidarnosh e il papa polacco li ha benedetti. Tanto è vero che anche noi torniamo dal Papa poi con il papa polacco. Ma il nodo da tagliare non c’era più. In quella occasione Livio Labor mi scrisse un biglietto "Non vengo alla festa del perdono". Ma sbagliò. Perché non era la festa del perdono. Perché dopo la deplorazione Paolo VI scrive la octogesima adveniens e quello supera…. 

Noi abbiamo avuto assieme il coraggio di essere dentro la realtà. Servizi, lavoratori... proporre unità sindacale… e nello tesso tempo però il mantenere la ricerca. Che non è essere nella dottrina. Il Vangelo non è riduzione a dottrinario etico. Il papa su questo ha spiazzato tutti. Ma, per rispondere a Paolo, cosa ci ha tenuto in vita... la ricerca dei semi del Regno....  

Poi la longevità delle Acli deriva dalla complessità materiale ed organizzativa. Ma con questa anima. Con un carisma. La complessità muta nel tempo. Ma è l'anima, è il carisma quello che fa volare il calabrone. Se gli tiri via questo il calabrone non vola più. 
Se togli l'anima e scomponi la complessità in semplici pezzi non vola più. 
Finisci per fare un servizio di serie B, un sindacato di serie B, un... 
A noi non ci definisce la dottrina ma la mistica. Si rischia. Non si capisce bene. Ma si prova. 

Io credo sia un po’ questa anche la formula che ha permesso di superare le forche caudine di Paolo VI.

E poi andare avanti ancora con la complessità. Con l’adattarsi alle situazioni. Ma adattarsi criticamente. Non (che è quello che io temo per la politica odierna) fare il surf sull’onda. Se non hai la critica non servi. Perché non risolvi i problemi. E non li risolvi perché non li capisci.

Anche la velocità mi fa paura. Perché è come la lettura veloce di Woody Allen: ho letto Guerra e pace. Parla della Russia. Il pensiero non può essere veloce. Il pensiero ha bisogno di tempo. Poi la decisione può essere veloce. Ma il pensiero no. E il pensiero ha bisogno di essere coltivato. La formazione, siamo una delle organizzazioni che fa più formazione....

... il calabrone può continuare a volare altri 70 anni….



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