Da Gino Severini a Duke Ellington


A Napoli l'altro giorno per rispondere alla domanda "Come,  attraverso la progettazione sociale, si impara a conoscere e presidiare i bisogni con competenza e professionalità?sono partita da  qui, avrei voluto partire da qui. Ma non importa. Ognuno può pensare al quadro che vuole. Il punto è che noi pensiamo ai progetti nel modo sbagliato. Noi pensiamo ai progetti in termini di formulari, bandi, scadenze, dati, soldi...

Come se pensassimo che Gino Severini per fare questo quadro è partito dicendo "Ora faccio un quadro con il 30% di rosso, il 25% di blu, il 40% di verde…" oppure "Ora faccio un quadro con 375 linee curve, 4 linee rette…" o cose del genere. Ora, io i numeri li ho messi a caso. Ma pure se fossero stati giusti e precisi io non credo che il quadro sia nato da lì.  

Non credo nemmeno che il quadro sia solo improvvisazione. Nè credo che non conti niente la tecnica. Un quadro è arte: intuizione e tecnica, visione e capacità, idea e "mano". E un quadro è sempre frutto di contaminazione con altri artisti, ed è sempre inserito in un continuum di ricerca tra i quadri precedenti e quelli successivi.  

Ecco, io penso che per i progetti sia la stessa cosa. Se vogliamo che i progetti non siano i fogli di carta su cui sono scritti (che sono solo sottilissimi spessori appoggiati sopra la realtà) ma che siano qualcosa di solido e di concreto, che la realtà la attraversa e la modifica (facendosi modificare). 

Ma allora, se i progetti non si basano sulla tecnica, su cosa si basano? Beh, qui ho detto un po' le cose che ho detto a Brescia, Visione, bisogni, idea, rapporto con il tempo, rapporto con lo spazio… 

E poi per parlare di "Quale è l'impegno sociale delle Acli sia nella sua dimensione nazionale che nella dimensione dei circoli" ho usato due minuti di questo.   

Nell'orchestra classica la partitura è già perfettamente scritta da qualcun altro. Il direttore decide come suonare. La bravura dei musicisti sta nell'eseguire perfettamente ciò che è scritto, seguendo le indicazioni del direttore. Ed ogni esecuzione è (quasi) uguale alle precedenti. 

In un'orchestra jazz musicisti usano la propria abilità tecnica, ma anche la propria intuizione e l'improvvisazione e la propria arte. Eppure non ne nasce il caos, non ne nascono neppure tanti pezzi singoli, ne esce un insieme che ha un senso complessivo. E come fanno? Intanto sono tutti abili musicisti (si sono allenati, anche da soli, tecnicamente), poi hanno fatto esperienza (cioè si sono sperimentati, anche con altri), conoscono gli standard (ossia dei pezzi che con il tempo sono diventati dei classici, come dire… conoscono i fondamentali, hanno le basi), si accordano tra loro prima di suonare (si danno delle regole), hanno un leader chiaro, mentre suonano si guardano, si fanno segni con gli sguardi (cioè si "ascoltano" e si "parlano"). E infine anche se a volte competono e si sfidano, si rispettano. Gli assoli dei singoli si alternano, non si contrastano. E mentre c'è l'assolo di uno, l'obiettivo degli altri è valorizzarlo. 

Ecco, io l'impegno sociale delle Acli lo immagino un po' così. Una linea di fondo chiara, una visione unica e comune. E poi tanti modi specifici di interpretarla. Che cambiano a seconda del territorio, dei bisogni, delle competenze, delle reti… Ma accordandosi su regole comuni, rispettandosi e valorizzandosi reciprocamente, facendo in modo che quando scatta una competizione questa arricchisca il concerto e non lo interrompa. 




Si diceva, la democrazia è faticosa...

Quello che penso io dell'Italicum l'ho già scritto qui e l'ho detto in Presidenza. 
Questa relazione del Presidente è stata la traccia dei lavori della giornata. 
Questo Documento di analisi è stato quello che,  assieme alla relazione, abbiamo discusso in Direzione oggi.
Il mio intervento nel dibattito di oggi si è ritrovato in molte cose dette da altri. E quindi ha sottolineato solo alcuni punti: 

Dentro e fuori: abbiamo bisogno di grande attenzione a come collegare quello che diciamo e cerchiamo di costruire per il paese e quello che sperimentiamo e viviamo al nostro interno. E quindi, tenendo questa prospettiva incrociata tra il fuori e il dentro mi pare che i temi (tenendo assieme incontro con il ministro, relazione del Presidente e documento) siano: 
  • il bisogno di prestare attenzione a ridisegnare il modello di funzionamento con attenzione alla dimensione territoriale, la più vicina ai cittadini, ma anche a quella regionale. Il livello regionale è infatti un corpo intermedio tra il nazionale e il locale. E svolge una funzione di connessione e sintesi. Ed è importante che le competenze e funzioni di questo livello siano ben definite e valorizzate. Vale per il Paese, vale per dentro l'associazione.   
  • il rapporto tra vincoli (soldi, tempo, efficienza) e democrazia. Mi pare che fino ad oggi la politica (e un po' anche noi) abbiamo prestato molta attenzione alla democrazia, quasi a prescindere dalle altre dimensioni. Oggi mi pare che ci sia nel Paese (e un po' anche in noi) una estrema attenzione alle dimensioni economiche, alla velocità, all'efficienza. Ma questo a volte va a scapito della democrazia. Credo che la sfida sia, per i partiti, per la politica e pure per noi, studiare e sperimentare forme in cui vincoli e democrazia si tengono.   
  • credo che le leggi siano di due tipi. Un tipo sono le leggi che fanno sintesi di un percorso culturale e sociale. Che ridisegnano un sistema. Un altro tipo sono le leggi che mettono una toppa alla situazione. L'italicum è una legge del secondo tipo. Forse è la toppa che serve oggi. Forse è l'unica che oggi riusciamo ad avere. Ma non è sicuramente la legge che disegna un modello. Più in generale, comunque, vale anche per altri temi, credo che oggi ci sia una certa attitudine a cercare soluzioni nelle leggi. Anche quando quello che in realtà serve sono processi sociali, politici, culturali e pure educativi. Io credo che noi dovremmo appassionarci ai processi più che alle leggi. E penso che il lavoro di formazione di amministratori locali su cui alcuni dei nostri territori stanno investendo molto sia molto importante e prezioso in questo senso. E penso che dovrebbe diventare una linea di programma prioritario (al fianco delle priorità tematiche sulla povertà e sulla diseguaglianza indicate nella relazione del Presidente che condivido). 
PS: Ovvietà 

  • ovviamente il mattino abbiamo incontrato il Ministro D'Alia e il pomeriggio, solo tra noi, abbiamo dibattuto del documento sulla legge elettorale. 
  • ovviamente negli organi si discutono e approvato documenti e relazioni. Non si discutono né si approvano i comunicati stampa.  
  • personalmente non mi ritrovo nella sintesi del comunicato stampa. Se il titolo del comunicato stampa fosse stato il titolo del documento non avrei votato a favore. 
  • ovviamente questo l'ho detto pure in Direzione. 

In Direzione si è anche detto che questo documento è un punto di avvio di un dibattito, non un punto finale. E consigli provinciali e regionali sono stati invitati a convocarsi per dibattere ed elaborare riflessioni. Questo ad esempio, il documento elaborato dalle Acli di Milano. 

A proposito di democrazia...

Anche questo rende sensato e utile il nostro essere associazione, secondo me. Anche per questo io #miassocio.  Perché le Acli restano un luogo di dibattito. Comunque libero. In cui si cerca di mettere assieme le diverse letture della realtà e delle cose che accadono. Non a partire dall'essere "fan di tizio" o  "fan di caio". Ma a partire da idee, sensibilità, sfumature, riflessioni ed esperienze. Con coraggio. Sapendo anche non infilarsi semplicemente nella corrente. E' faticosissimo, sia chiaro. Dibattere, esprimendo ognuno la sua posizione. Poi fare sintesi di posizioni anche molto differenti, negli organi. E tirare fuori una linea. Che poi è la linea dell'associazione. Cioè di tutti. 

Ma secondo me pure questo è democrazia…

Quindi, nel merito, in attesa della Direzione di oggi, dove le Acli dibatteranno (anche) di legge elettorale e riforme e approveranno una linea. Io butto giù qualche pensiero rapido, sul cosa penso io, non da esperta, ma da cittadina appassionata, una riflessione non troppo elaborata, e che va nel mucchio di tante altre… 
  1. Penso che Italicum non mi piace perchè mi ricorda un po' troppo Italicus, ma pure perchè non vorrei questo fosse il modello italiano, nel senso definitivo. Penso che se funziona può essere al massimo una transizione (magari di un po' di anni) verso un modello migliore. L'Italia può aspirare a qualcosa di più...
  2. Penso che un leader è tale se ha idee ed è determinato, ma non ritengo una caratteristica delle leadership la sicurezza eccessiva che sfocia nell'arroganza e nella mancanza di rispetto.
  3. Penso che non mi piace dover discutere una proposta di legge con un condannato in via definitiva (perchè è stato giudicato, ma pure, nel caso specifico, perchè non mi fido della sua parola).
  4. Penso che le cose semplici siano le più belle. E trovo che l'Italicum sia un po' troppo complicato. Da capire, quindi da spiegare, e quindi poi da “partecipare”.
  5. Penso che sia cosa buona preservare il rapporto diretto tra cittadini elettori ed eletti e penso che questa proposta lo faccia solo in parte.
  6. Penso che, in generale, sia un po' rischioso per la democrazia scambiare una maggioranza solo relativa con una maggioranza assoluta. Le parole hanno un senso ed i concetti pure.
  7. Penso che, fosse dipeso da me, sarei ripartita da altrove, per esempio dal Mattarella...

Però…

1. Penso che il tempo non sia una variabile indipendente. Mia madre da piccola diceva “Le cose fatte bene si vedono, il tempo che ci hai messo a farle non si vede”. Beh, mi spiace ma mia mamma, su questo, in questo caso, non ha ragione. Il tempo è una delle risorse più preziose e limitate che abbiamo. E il tempo che ci mettiamo nel fare una cosa ha influenza sul risultato. 
Una decisione ottima a tempo scaduto è una decisione pessima. 
Una decisione con ottime intenzioni ma che non arriva a compimento e quindi non ha effetti sulla realtà è una decisione pessima. 

E qui, oggi eravamo già ben oltre il tempo scaduto, secondo me… 

2. Penso che il piano di realtà non sia una questione marginale. Non si può partire da quel che si vorrebbe. Bisogna partire da quel che c'è, sul campo, in questo momento, per andare verso quello che si vuole costruire. E il piano di realtà comprende il fatto che due tra le forze principali del panorama politico italiano oggi siano guidate da persone (per me) politicamente discutibili come Grillo e Berlusconi. Non ci piace. Ma non scompaiono fingendo che non ci siano. Nè vengono politicamente battute dicendo che non sono legittime. E' un dato di fatto, è un'esperienza che abbiamo già fatto. 

3. Penso che una democrazia matura si basi sull'alternanza. E che l'alternanza si basi sul bipolarismo. E che, rispetto al bipolarismo in questo momento abbiamo un problema. Perchè le forze principali in campo sono tre. Nessuna delle tre arriva nemmeno vicino all'essere maggioranza. Due di queste hanno (almeno nelle intenzioni) ipotesi e visioni di mondo alternative, una delle tre che si rifiuta, nei fatti, di partecipare. Allora, a fronte di questo, mi pare che le soluzioni siano solo due: allearsi tra le altre due per governare o allearsi tra le altre due solo per stabilire le regole per poi ripristinare una situazione differente. La prima l'abbiamo già provata e non mi pare abbia funzionato molto. Non restava che provare l'altra. Sapendo che è un rischio altissimo. Ma…

4. Penso che la maggiore forma di tradimento ed espropriazione del potere degli elettori, la cosa che maggiormente allontana dalla voglia di partecipare democraticamente, la cosa che maggiormente nutre l'antipolitica (cioè sia il quarto partito, quello dell'astensione, che il terzo, quello di Grillo) sia il non poter votare il governo per il paese. Cioè lo spezzare la connessione tra ciò che la gente vota e il governo che si produce. E questa è la situazione in cui siamo, prima con Monti e poi con Letta. Ripristinare il collegamento tra il voto degli elettori e il governo del Paese mi pareva quindi una urgenza. E questa riforma, almeno in parte, prova ad andare in questa direzione.

5. Penso, rispetto alle preferenze, che mi ricordo inverni da ventenne a Milano, sotto i portici del centro, fermando la gente per raccogliere firme per un referendum. E tanti discorsi sul voto di scambio, sulle infiltrazioni mafiose, sulle deviazioni possibili della democrazia... credo che nessuna forma sia perfetta, ma non inchioderei il giudizio sulla legge elettorale alle preferenze, a meno che l'obiettivo non sia solo cavalcare l'onda. 

E poi… 

Penso che uno degli obiettivi della riforma debba essere la promozione delle forme partito. Strumenti che rischiano di sembrare superati (nell'ottica di rapporti diretti tra leader e cittadini) mentre a mio parere una democrazia matura non può farne a meno. Credo che questa proposta di riforma in parte vada in questa direzione (cercando di semplificare il quadro) ma che questo possa funzionare solo con un'attenzione (che oggi ancora non vedo, in nessun partito, nemmeno il PD) alla forma di presa decisioni e di rappresentanza che permetta di dare spazio e legittimità anche alle minoranze nei partiti, nelle coalizioni, al sistema di finanziamento, alle norme di funzionamento, all'identità stessa dei partiti…


In frontiera, in periferia, sporcandosi le mani, senza bollino, con i "forse", collaborando (#Miassocio puntata 6)


Kosovo: frontiera di provincia, 2007
#Miassocio perchè nonostante tutto la trovo ancora una cosa utile.
 E' un bel modo di fare politica, di essere cittadini, di comunicare e provare a fare comunità.
 Perchè alle Acli? perchè le ho viste e me le sono sempre immaginate come "di frontiera". Mi impegno per portarle sempre sulla frontiera. Mi arrabbio quando si crogiolano nelle retrovie: appassiscono come una pianta lasciata al buio. (Davide) 

Povertà, periferia, popolo, tenerezza… Le ‪#keywords per cui ‪#miassocio e aiuto a costruire un mondo più giusto. Le parole che un uomo venuto dalle periferie del mondo ci porta a riscoprire il nostro mondo e la nostra vocazione di "uomini e donne di buona volontà" (Andrea) 

#Miassocio per trasformare i sogni in realtà! (Simona) 

#Miassocio perche' diversamente non sarei un Aclista. Perche' associarsi e' riconoscersi non solo in un talloncino-tessera con un numero seriale, con i tuoi dati stampati di sopra, ma perche' in quella tessera associativa c'e' una storia che non e' solo parte individuale di ciascuno di noi, ma e' storia del nostro Paese ed esserne solo una semplice "tesserina" di un puzzle cosi' grande e articolato, ma affascinante, riempie di orgoglio. Mi associo dunque perche ' credo che in una storia come quella della nostra associazione, ognuno puo' contribuire a proseguirla, a scrivere altre pagine belle che altri leggeranno e che solo "associandosi" avranno le lettere che compongono i nostri nomi e cognomi. Mi associo perche' credo in questa parte di storia del mio Paese (Italo). 

E poi un circolo che dice: Parte il tesseramento 2014 del circolo Acli di Limbiate: perchè non farci un pensiero? Forse è un'occasione per essere più protagonisti sul proprio territorio, forse puoi trovare qualche risorsa e supporto in più per "sporcarti le mani" nel sociale... Non mettiamo il bollino su nessuno, ma crediamo nella collaborazione!


Inserirsi in una storia, raccogliere un'eredita (i #miassocio dei giovani adulti, puntata 5)

#Miassocio perchè ormai le Acli sono anche la mia storia…
 (Michele)



#miassocio perché le Acli sono memoria ed avvenire della mia storia familiare e personale (Marco) 






Io (#miassocio) a Ga per due motivi. Il primo è per me. Per la mia formazione, Perchè quando sono entrato nel 2005 ad oggi io penso di essere una persona migliore e il merito è anche di Ga. Il secondo motivo è per la mia comunità. In senso lato. I miei amici, i miei colleghi di lavoro, la mia nazione. Penso che i valori che noi portiamo avanti come Acli e come Ga siano valori di cui c'è bisogno. Penso che il mio impegno in una associazione che porta avanti queste cose nel mio piccolo possa essere determinante. 

#Miassocio a Ga perchè credo che con Ga si possa cambiare qualcosina. Non il mondo, che il mondo non lo cambia nessuno, ma qualcosina si. 

Perchè sto nelle Acli? Perchè 11 anni fa qualcuno mi propose di entrare. E in questi 11 anni ho ricevuto molto. Sto dentro per ripagare le persone che mi hanno trasmesso qualcosa facendomi crescere. Ripago cercando di trasmettere qualcosa ad altri, facendo crescere altri. Non “classe dirigente di domani”, semplicemente persone civili, persone che vivono e si comportano in un certo modo. Che poi possano dire “lì ho imparato qualcosa”. 

#Miassocio perchè sono arrivato con il servizio civile e non sono riuscito più a liberarmene.

#Miassocio anche se il logo è brutto e statico e "non comunica" e le Acli avrebbero bisogno di un re-marketing. 

#miassocio perchè le Acli mi ricordano ogni giorno che quel che si fa con gli
altri è immensamente piú bello di quel che si fa da sé. (Silvia) 




Le Acli per seguire una pista di ricerca valoriale (Perché #Miassocio puntata 4)

Tessera Acli 1945
Quarto giro, in forma un po' diversa, con due "storie", del perché #Miassocio alle Acli, oggi… 

#Miassocio da 53 anni 

Quest'anno chiedo ancora “la tessera Acli” praticamente per le stesse ragioni per cui l'ho “accettata” 53 anni fa e per cui l'ho rinnovata ogni anno. Ogni anno con differente convinzione e differente fatica. Ogni anno con motivazioni a favore e motivazioni sfavorevoli che combattevano tra loro. Ma quelle a favore prevalevano. L'obiettivo che avevo scelto (prima di venire a contatto con le Acli) era di accettare, seguire, approfondire, gustare e poi condividere quello che di Bello, Buono e Giusto scoprivo. Lasciandomi affascinare dal Bello, Buono, Giusto anche nelle scelte successive che derivavano dalla prima, anche se faticose, perchè ne valeva la pena...
Le Acli, 53 anni fa', quando le incontrai, mi parvero provvidenziali. Perchè mi aiutavano a leggere la storia in cui stavo vivendo e quella da cui provenivo, con occhi attenti ai fatti e agli avvenimenti e all'evolversi delle situazioni. Con occhi attenti verso le persone coinvolte, specialmente i più deboli e fragili, come avevo imparato in famiglia. Sentivo di avere bisogno di questo, di allargare lo sguardo al mondo, di raccogliere il vento nuovo del Concilio che mi scuoteva con energia. In Acli pensavo di trovare gente con i miei stessi obiettivi. E li trovai.

#Miassocio dal 1953 

Mi sono iscritto alle Acli nell’anno sociale 1953-1954, dopo l’assunzione in una delle più importanti aziende metalmeccaniche della zona, perché in famiglia ed in Parrocchia sono stato educato e sollecitato a sperimentare i valori dell’impegno sociale, della giustizia, della democrazia e della partecipazione attiva alla vita della società.
Ho quindi sostanziato la mia associazione alle Acli con impegni in ambiti assai diversi: dall'Oratorio alle attività formative ed educative, dalle azioni sindacali per la promozione della classe lavoratrice al contributo alla costruzione di una società più giusta.
Le motivazioni, nel corso degli anni, si sono espresse in modo diverso, ma conservando le loro caratteristiche di fondo. Le frequentazioni con Padre Pio Parisi mi hanno aiutato a svilupparle attraverso la comprensione di alcuni modalità importanti per tenerle vive e rinnovarle: l'importanza e la produttività di dialogare con il Signore e con il prossimo. L'opportunità di relativizzare il valore delle affermazioni personali. Il bisogno di fare leva sulla passione per sopperire alla caduta di entusiasmo causata dalla tiepidezza delle proposte politiche e progettuali. La necessità di sviluppare le capacità di discernimento anche per dare senso alle difficoltà che hanno caratterizzato le diverse fasi della storia delle Acli.


Oltre le Acli (Perché #MiAssocio puntata 3)

Meglio accendere una luce che maledire l'oscurità (Jean Vanier)

Un giro di risposte (con un grazie ancora più ampio) di aclisti non formalmente aclisti. Cioè di gente che in Acli ci lavora (o che in qualche forma con le Acli collabora) e che il suo #Miassocio lo vive in altre associazioni. 

Associarsi per riconoscersi

#Miassocio perchè è un modo per riconoscere una identità e una appartenenza. (dice pensando all'associazione di nuovi italiani)

Associarsi per trovare un senso

#Miassocio per sentirmi impegnata in modo gratuito. In Associazione spesso faccio cose simili a quelle che faccio al lavoro. Ma farlo senza collegamento con l'essere pagata o ricevere uno stipendio è diverso.

Non #Miassocio ancora. Ma ci penso. Perchè mi pare che senza mi manchi una parte. Non ho ancora trovato il dove. E forse il con chi farlo. E poi ho problemi di tempo e di capire come conciliare con la famiglia. Ma cerco qualcosa che mi metta in contatto con gli altri in situazione di povertà. Penso che sia un dovere civico, in qualche modo.

#L’ho conosciuta 25 anni fa, ero ancora una giovane diciottenne entusiasta della vita e desiderosa di vivere qualcosa di “forte”…l’incontro con Fede e Luce è stato un amore a prima vista, una di quelle cose che ti cambiano la scala dei valori…
Ho conosciuto l’essenza delle parole “amicizia”,“accoglienza” e “condivisione”. Le persone con disabilità mentale hanno la capacità e la discrezione di metterti subito a tuo agio; loro sì che sono abituati a presentarsi nella loro semplicità, nell’accettazione incondizionata dei loro limiti (più o meno visibili)! e si pongono a noi nello stesso modo….La loro pozione magica ci insegna che possiamo accettarci ed amarci nella nostra imperfetta perfezione, che siamo tutti belli ed amabili agli occhi di Dio, che ci ha voluti profondamente proprio così come siamo…e non importa se non sappiamo camminare bene, o parlare, o fare carriera o affermarci nella società…possiamo ugualmente permetterci di volerci bene…Essere a contatto con la disabilità dei nostri ragazzi mi ha insegnato ad accettare le mie disabilità… Conoscere la forza e la fiducia di un genitore di un figlio disabile è stato importante per trovare dentro di me la forza e la fiducia quando ce n’è stato bisogno…
Imparare la condivisione attraverso le giornate trascorse insieme, il gioco, la preghiera, mi ha dato la possibilità di testimoniare la condivisione nella vita di tutti i giorni
Fede e Luce mi ha insegnato che per sentirsi vivi è necessario mettersi in gioco, rischiare di mostrare le proprie emozioni, lasciarsi andare per farsi coinvolgere e non avere paura di essere giudicati per la nostra fragilità...
Tutto questo i nostri ragazzi me lo hanno insegnato con naturalezza, con la loro presenza silenziosa o con le loro – a volte atipiche - espressioni di gioia, di tristezza, di rabbia, di soddisfazione. Questi sono i ragazzi con disabilità mentale. Questa è Fede e Luce. (Cinzia)




Dalle relazioni al fare, passando per il pensare (#Miassocio puntata 2)



Secondo giro di risposte al #Miassocio. Sempre (arbitrariamente, da me) divise in filoni. Con un enorme grazie a tutti/e coloro che hanno voluto condividere. 

Le Acli luogo di relazioni

#Miassocio perchè stare soli è triste e brutto mentre stare insieme dà gioia.
#Miassocio perchè mi dà modo di restare a contatto con le persone, con i loro problemi. E provare a dare e trovare delle risposte.

Le Acli sul territorio (e oltre) 

#Miassocio perchè nella mia provincia ci sono persone con cui condivido idee e cose da fare.
#La prima volta le Acli le ho incontrate per caso. Poi, oggi, #Miassocio perchè, in occasioni di formazioni nazionali, ho visto un luogo dove potevo trovare spazio di applicazione concreta ai miei principi e alle cose in cui credo. Fosse stato solo per le persone del mio territorio non mi sarei mai associata. Le Acli sono una grande opportunità, in parte non ancora sfruttata.  

Le Acli spazio di libertà

#Miassocio perchè il costo della tessera è il prezzo da pagare per la libertà. Non conosco nessun luogo, nonostante tutto, libero come le Acli. Nelle Acli chi vuole fare una cosa può provare a farla.

Le Acli spazio politico

Perchè #Miassocio ancora alle Acli? Perché le Acli si occupano della polis senza l'incubo degli spazi di potere da occupare in questa polis.

Le Acli tra il pensare e il fare

#Miassocio perchè ho fatto l'AC, ho provato Mani Tese, GS... in certi luoghi trovavo troppo solo pensare, in altri troppo solo fare. Le Acli sono state il posto in cui mettere assieme fare e pensare, in dimensione politica.  

Quando mi sono iscritto la prima volta alle Acli (7 anni fa) l'ho fatto perchè l'ho visto come un luogo in cui si poteva sperimentare, fare, provare e anche sbagliare. Oggi #Miassocio per lo stesso motivo (anche se forse questo nel tempo è un po' diminuito).  

e per finire pure…(un po' per ridere un po' sul serio) 

#Miassocio alle Acli perchè.... perchè no? 

#Miassocio perché… le prime risposte 2014

Ed ecco  un primo giro (non completo) di risposte al "sondaggio".  Divise per "filoni tematici"… 

Oltre le Acli
#Miassocio perchè mi voglio dissociare dall'indifferenza (scrive, pensando alla sua sua associazione di nuovi italiani e – forse - al partito).

I misteriosi: 
Io lo so perchè #Miassocio ma non mi va di dirlo ad alta voce
Io #Miassocio ma tu che domande difficili fai?


Le Acli come un destino ineluttabile
#Miassocio perchè ho svolto la funzione di segreteria e presidenza di Circolo, e successivamente Responsabile Coordinamento Donne e sono stata membra di Presidenza, e segretaria dell'USAcli e nella presidenza del Circolo e sono tesserata dal 1995.
#Miassocio perchè... ormai mi sono preso delle responsabilità…
#Miassocio perché... sono 40 anni che mi associo
#Miassocio perché le Acli sono un pezzo di vita

Le Acli come luogo del conflitto
#Miassocio anche se a volte mi sembra che le Acli facciano di tutto per farmi desistere
Ho una lista lunga di motivi per cui non #Miassocio più

Le Acli come impresa sociale 
#Miassocio perchè alle Acli ci lavoro

Le Acli come luogo di relazioni
#Miassocio perchè c'è qualcuno che si ricorda di me ogni anno e me lo chiede.
(#Miassocio) Faccio la tessera Acli perchè mi sento parte di un'associazione fatta di persone, non solo di idee e di valori.

Le Acli come rete sul territorio
#Miassocio perchè amo le Acli del mio territorio e le cose che fanno (nonostante gli errori, che ci sono).
#Miassocio perchè fa molto bene al cuore sentirsi utili insieme ad altri che la pensano come te.
#Miassocio perché nel mio Paese  (come forse in tutti i paesi e città) c'è un urgente bisogno di fare comunità (Lo scopri anche nei più semplici laboratori Acli di cucina, di cucito, di informatica, al gas con gli adulti, lo scopri con bambini ed anziani nelle attività dell'orto didattico!).
(#Miassocio) Scelgo le Acli perchè credo siano un'agenzia di coesione sociale come pochissime in Italia, con l'ambizione (ancora) di cambiare le cose.
#Miassocio perchè io alle Acli ci credo, magari non credo tanto alla struttura, ma credo al circolo e al lavoro che si fa sul territorio.  


#Miassocio perché…

Più mi guardo in giro e più mi pare che il tema dell'associarsi (cioè, etimologicamente, del mettere assieme, del mettere in comune, dell'unire, del legare) sia uno dei punti centrali. Che si parli di partiti, di associazioni, di movimenti, di sindacati…per certi versi persino di Chiesa. C'è la tentazione di pensare che tutto questo non serva più. Che questi non siano (più) mediatori utili ma solo sovrastrutture inutili. Burocrazie che allontanano e non Luoghi e Modi comuni che avvicinano. 

Io ne vedo tutta una serie di limiti, ovviamente. Eppure continuo a pensare che il bisogno di un noi resti uno dei bisogni fondamentali. Ed ogni esperienza umana (pure quelle che oggi noi giustamente veneriamo ma ingiustamente mitizziamo, che so… il Concilio, i Partigiani, l'Assemblea Costituente…) contiene  limiti, imperfezioni, difetti e parzialità. Eppure, anche a partire dalle parzialità, se è viva, vera e partecipata, può dare il suo contributo ai singoli e alla comunità. 

Allora io non vedo alternative all'associarmi. Allo scegliere qualcuno con cui condividere delle idee, un fare, un luogo… Anche solo qualcosa di questo, non per forza tutto. Anche solo per un periodo, non per forza per sempre. 

Certo, poi ho anche alcune tessere solo per convenienza. Ho la tessera di alcuni negozi o locali o servizi perché mi fanno sconti, perché mi danno accesso, perché mi offrono opportunità… Non ci vedo niente di male. Però non sono né luoghi di relazione, né motori di cambiamento. Per me. 

All'inizio del 2012 avevo lanciato una domanda sul perché associarsi. Quello che era emerso allora lo trovate qui. Ed io allora avevo messo in fila (rigorosamente non in ordine) il mio #miassocio alle Acli perché...
1. Perche' ci sono passati bisnonno, nonno e padre.
2. Perche' per cambiare il mondo ho bisogno di un "noi".
3. Perche' a 15 anni ho partecipato ad un progetto adolescenti che mi ha fatto crescere.
4. Perche' a 20 anni ho trovato modo di provare a sperimentarmi in "cose da grandi".
5. Perche' negli anni 60 hanno fatto scelte difficili che comprendevano profezia ed errore. Ed hanno saputo sopravvivere ad entrambe le cose.
6. Perche' negli anni 90 di fronte alla guerra vicina non sono state con le mani in mano e hanno partecipato alla costruzione di un'idea nuova di solidarieta'.
7. Perche' ci sono circoli e sportelli di servizi ma anche singole persone che sono punti di riferimento del territorio. E i territori hanno bisogno di riferimenti.
8. Perche' c'e' Ipsia.
9. Perche' credo che oggi abbiamo bisogno di persone che si associano per passione e partecipazione.
10. Perche' ci sono ancora tante cose che (in rete con altri e scommettendo su cambiamenti coraggiosi) potrebbero fare per l'Italia (e non solo)... 
Con piccolissime sfumature direi che il mio è ancora attuale. 

Ma non vale solo per le Acli, vale per tutti. Chi vuole provare a raccontare il suo #miassocio perché? Blog, mail, twitter, facebook, al telefono, a voce… ognuno con il canale e modo che preferisce. Io sono curiosa. Anche perché penso che nelle narrazioni collettive si nascondano perle e senso di comunità.  

Buon Anno! 


PS Anche i NON #miassocio perché sono benvenuti. Che sono curiosa pure di quelli. 

I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...