Una Assemblea Straordinaria
Subito dopo #Sportlab
Dopo 3 anni di mandato.
Ad 1 anno dal prossimo congresso.
Con un percorso di ascolto e partecipato.
Un Censimento.
70 anni.
Alla luce dell’incontro con Papa Francesco.
LE ACLI, chi sono?
3 fedeltà storiche: ai lavoratori,
alla democrazia, alla chiesa.
Declinate
nella nuova fedeltà ai poveri (tutta ancora da comprendere ed
approfondire).
In un
territorio che attraversa il confine tra
lavoro e comunità.
Attraverso
le 3 modalità classiche: azione sociale, formazione, servizi (che oggi alla luce di sostenibilità e
modifiche istituzionali potremmo provare a rideclinare come imprese
sociali).
In una esperienza che cerca di essere di
popolo, e che non è (e non vuole essere) mai individuale.
· La
scelta fatta: Mi pare
che dai lavori e dai documenti emerga che questa è l’identità che ci riconfermiamo.
· Le
cose da fare: Trovare il
modo di declinare queste fedeltà in scelte, fatti concreti e processi coerenti.
LE ACLI, a che servono? I CONTENUTI
I tanti “circoli” delle ACLI, che
oggi sono da voi rappresentati qui, possono essere luoghi di accoglienza e di incontro. Ma poi bisogna anche dare
strumenti ed opportunità adeguate. E’ necessario l’impegno della vostra Associazione e dei
vostri Servizi
per contribuire ad offrire queste opportunità di lavoro e di nuovi percorsi di impiego e di
professionalità.
Libertà, creatività, partecipazione
e solidarietà. Queste caratteristiche fanno parte della storia delle ACLI. Oggi
più che mai siete chiamati a metterle in campo, senza risparmiarvi, a servizio di una vita dignitosa per
tutti.
Vi invito a realizzare un sogno che
vola più in alto.
Papa Francesco alle Acli
· La scelta fatta: Il centro
dell’attività delle Acli non possono essere le Acli stesse. Il baricentro deve
essere esterno. Ma nemmeno oggi la priorità è più
solo uno spazio aggregativo. Serve
contribuire, con libertà, creatività, partecipazione e solidarietà, a mettere
in campo qualcosa (di nuovo) per offrire
opportunità di impiego e professionalità. In un impegno per la giustizia
sociale, contro povertà e disuguaglianze, attraverso la promozione di lavoro,
welfare, diritti, per una vita dignitosa per tutti. E con la ripresa di una
diffusa azione di formazione/coscientizzazione anche utilizzando nuovi
strumenti e modalità.
·
Le cose da fare: Leggere quel che
siamo e quel che facciamo oggi alla luce di questa scelta. Verificando cosa è
coerente e cosa non lo è. Scegliendo cosa
togliere e cosa aggiungere. Concentrando energie e risorse ad alcune priorità e
linee di azione definite.
LE PAROLE CHIAVE
di METODO di questo processo:
· SEMPLIFICAZIONE:
Leggerezza, togliere più che
mettere. (Un po’ alla Calvino delle Lezioni Americane… ) Perché essere leggeri
permette maggiore “movimento” e perché la leggerezza aiuta a scoprire
l’essenziale.
· PARTECIPAZIONE:
promuovere partecipazione, rendere
possibile a tutti il prendere parte, rendere le Acli partecipabili, per tutti,
rimuovere gli ostacoli che oggi impediscono la partecipazione.
· CONNESSIONE:
più che integrare o interagire…
connettere, linkare. Rendere connesse alcune parti che altrimenti da sole
rischiano di restare parti, parziali. La ricchezza di una associazione o di una
impresa è oggi costituita in grande parte dalle sue connessioni, dalle sue
relazioni. (Questo come metodo generale,
poi in virtù di sostenibilità e semplificazione può essere che alcune parti
vadano tagliate, altre unite…)
· SOSTENIBILITA’:
è un concetto generale che però
può essere applicato anche alle Acli “C’è
bisogno di rendere sostenibile lo sviluppo.
Ciò chè fa sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza
compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”. Il concetto di fondo è quindi quello di equità e giustizia. Richiama la consegna di un mandato tra generazioni (come è proprio per una associazione che
compie 70anni). Non vuol dire solo parlare di soldi. Si declina comunemente su
3 dimensioni: ambientale,
economica e sociale.
LA STRUTTURA DI BASE: come renderla più semplice, più partecipata,
più connessa al resto del sistema ma soprattutto più connessa alla comunità, più
sostenibile.
-
Le piste di lavoro da decidere e su cui
lavorare:
o
Quali
risorse (da tesseramento, da 5xmille, da servizi, da progetti, da altro…)
possibili per la sostenibilità dei circoli.
o
Quali possibili
alleggerimenti di responsabilità formali per i presidenti di circolo
o
Quali
mestieri futuri possibili per i circoli
o
Quali
modelli (forma cooperativa o associazione, contratto con gestore, licenze…)
realmente sostenibili per i circoli con mescita
o
Quali altre
forme di struttura di base oltre il circolo
-
Gli oggetti concreti possibili ora:
o
Statuto
unico per Acli ed USACLI
o
Una prima
decisione su ripartizione delle risorse (da tesseramento, da 5xmille, da
servizi) per il prossimo anno (2016 e anno 5xmille da settembre) in questo
senso.
o
L’identificazione
di nuove forme di azione sociale/circolo da scegliere (non troppe) modellizzare
e proporre e sperimentare:
Gruppi di acquisto solidale,
spazi di coworking,
attività di animazione (centri
diurni, centri estivi, doposcuola…),
esperienze di welfare innovativo…
o
L’applicazione
non facoltativa di scelte etiche (noslot)
o
La
promozione di gruppi come realtà “più di base” rispetto al circolo (senza
necessità di costituirsi formalmente e facendo riferimento ad un circolo già
esistente)
LA PROVINCIA: Il livello provinciale resta l’ossatura
portante dell’esperienza aclista sia rispetto alle realtà di base che rispetto
alla dimensione nazionale. Esistono però livelli provinciali che oggi non hanno
sostenibilità.
-
Le piste di lavoro da decidere e su cui
lavorare:
o
Decidere di
non mantenere le provincie non sostenibili (attivando delle zone) o decidere di
mantenerle ma chiedendo loro di gestire in modo integrato una serie di attività
(tesseramento, servizio civile, progettazione, etc…).
o
Identificare
alcuni progetti/attività interessanti già in essere e possibili da proporre in
tutte le province
§ Formazione di giovani amministratori
(POLITICA – GIOVANI)
§ Percorsi di orientamento al lavoro e
all’impresa (LAVORO- GIOVANI)
§ Percorsi di professionalizzazione per colf
(LAVORO)
§ Recupero delle eccedenze alimentari (SCARTO –
POVERTA’)
-
Gli oggetti concreti possibili ora:
o
Definire i
criteri minimi (di dimensione istituzionale e aclista) per il mantenimento del
livello provinciale.
o
Definire i
processi possibili (in caso di non raggiungimento dei criteri) con cui proporre
ai livelli inferiori processi di aggregazione con altre strutture provinciali.
LA REGIONE: il livello regionale è restato fino ad oggi un livello
potenziale, nonostante a livello istituzionale siano cresciute le deleghe ed i
ruoli assegnati alle regioni. Anche per le regioni vale quanto espresso sulle
province rispetto alla sostenibilità.
-
Le piste di lavoro da decidere e su cui
lavorare:
o
Decidere di
mantenere le regioni non sostenibili ma chiedere di gestire in modo integrato
una serie di attività e funzioni
o
Definizione
di assegnazione di ruoli (connessi a risorse e a definzione di chi “cede”) alle
regioni (intese in modo sostenibile). Dai contributi emergono di sicuro le
proposte in merito a:
§ Funzioni: Progettazione ed innovazione e Formazione
§ Temi: welfare e lavoro.
IL NAZIONALE: C’è un convincimento generale sulla non
sostenibilità del livello nazionale attuale e sul bisogno di una sua
semplificazione e alleggerimento.
-
Le piste di lavoro da decidere e su cui
lavorare:
o
Decidere
quali funzioni è importante che svolga la sede nazionale e organizzare il
lavoro ed il personale di conseguenza. Dal momento che ogni processo che
riguarda il personale è un processo lungo e delicato serve in primo luogo
definire un indirizzo e poi verificare e costruire le modalità di applicazione.
o
Verificare
sostenibilità ed interesse a mantenere le società (strumentali e non) in essere
valutando la possibilità di chiudere le “scatole vuote”, ridurre il numero
delle realtà esistenti, semplificare l’assetto di proprietà e relazione e
concentrare le funzioni in pochi soggetti più ampi e non solo strumentali.
o
Oggi c’è
l’impressione che il commissariamento arrivi sempre troppo tardi e che
intervenga sempre e solo di fronte ad esplosioni problematiche di tipo
democratico o economico. Per lasciare il commissariamento come ultima ratio
serve una rete di referenti territoriali con cui costruire un rapporto continuativo,
una formazione mirata e l’offerta di strumenti per il monitoraggio (ed auto
monitoraggio) delle criticità in ottica non di sola associazione ma di sistema.
-
Gli oggetti possibili ora:
o
identificare
una parte del personale della sede nazionale da mettere a disposizione (con
lavoro a distanza) dei territori in supporto ad alcune attività.
o
Valutare la
possibilità di passare gran parte delle attività oggi svolte da Acsis rispetto
al personale in Caf Acli in modo che diventi un “ramo di un’azienda”
effettivamente esistente e funzionale e con possibilità di modulare in modo
migliore il carico di lavoro e l’offerta di servizi (di qualità) anche all’esterno.
o
Ridurre al
minimo indispensabile l’eventuale necessità di mantenere Acsis per la gestione
della contabilità e cassa di soggetti nazionali (valutandone la sostenibilità)
riportando in Acli la gestione amministrativa Acli vera e propria.
IL SISTEMA ELETTIVO: Dai contributi e dalle riflessioni emergono
una serie di nodi da affrontare:
-
Presidenzialismo:
o
già dal
lavoro svolto con la dottoressa Morlini era un tema emerso. Dal momento che
emerge sia sul territorio che rispetto alla dimensione nazionale è ovvio che
anche un cambio di modalità di elezione
del presidente del livello nazionale (come proposto in uscita da ultimo
congresso e ripreso da alcuni documenti) non risolverebbe il problema, ma forse
potrebbe portare ad un segnale significativo in questa direzione. Anche nel
caso in cui non si volesse procedere in questo senso c’è comunque da capire
quali accorgimenti e modalità di mettono in campo per evitare un eccesso di
personalizzazione (deriva verso cui si sta andando anche nel paese) ed una
maggiore coerenza in termini di condivisione di responsabilità, collegialità ed
esperienza di gruppo e non individuale.
o
Anche la
figura del segretario generale,
seguendo la stessa ratio, sarebbe preferibile che o facesse parte integrante
della Presidenza (responsabile delle risorse) o rispondesse comunque alla
Presidenza (in base ad un mandato definito da Direzione/CN) e non al presidente.
-
Elezione e ruolo del CN:
o
L’applicazione dei criteri di partecipazione,
semplificazione e sostenibilità potrebbe portare a:
§ Una riduzione del numero complessivo dei
componenti (numero totale di 80)
§ La rivisitazione dei componenti di diritto*
§ L’attivazione di modalità di convocazione
degli organi anche a distanza
§ La semplificazione delle modalità di elezione
al fine di evitare una competizione oggi sterile sulla “graduatoria” di arrivo
ma trovando la modalità per mantenere una indicazione della squadra che non
venga lasciata solo al presidente. Ovviamente questo è connesso anche alla
modalità di elezione del presidente.
· Hpt1: tutti i componenti vengono eletti nei
congressi territoriali (il congresso nazionale dibatte solo di “orientamenti ed
idee”, di elezione del presidente, o si inserisce una modalità di elezione
della “direzione” che permetta di mantenere l’indicazione di una squadra
all’interno della quale scegliere le persone per la composizione della
presidenza)
· Hp2: resta una parte di elezione nazionale ed
una territoriale. Va capito se è alternativa e che funzione ha.
-
Elezione e ruolo della DN:
o
In merito
alla DN nei documenti è emersa la volontà di dare maggiore ruolo reale a questo
organo dal punto di vista delle funzioni sostanzialmente non modificando ma
solo dando piena applicazione a quanto già descritto nello Statuto.
o
Rispetto
alla composizione mi pare siano emerse due proposte:
§ Una proposta che sostanzialmente lascia le
cose come ora
§ Una proposta che fa diventare la Direzione
del tutto federale con tutti i presidenti regionali (il criterio federale se non bilanciato da
aggiustamenti di altro tipo rischia di non riconoscere il differente peso
associativo delle diverse regioni).
-
Elezione e ruolo della PN:
o
Riduzione del numero dei componenti della
Presidenza Nazionale a 7 (compreso presidente e segretario generale) oltre che
per rispondere ad una esigenza di sostenibilità economica questo permetterebbe
di focalizzare meglio il ruolo della PN lasciando quindi intatto quello della
DN e permetterebbe di raggruppare tematiche oggi sparpagliate per più deleghe.
SOGGETTI SOCIALI: Giovani e Donne
-
E’ emersa da
più parti la proposta di trasformare l’elezione diretta da parte degli
organismi di giovani e donne in CN in quote. Credo l’operazione sia sensata
(prevedendo anche una quota, magari bassa, di non italiani o nuovi italiani) a patto che questo
si accompagni con una riflessione complessiva (necessaria) sul ruolo dei
Giovani delle Acli e del Coordinamento Donne e con un coinvolgimento di questi
soggetti nella valutazione e nella scelta.
-
Personalmente
ritengo che ad oggi sarebbe preferibile l’introduzione delle quote, con una
delega alla parità con di genere piuttosto che un Coordinamento Donne mentre
trovo più articolata la riflessione in merito al soggetto giovanile.
ASSOCIAZIONI SPECIFICHE
-
Verificare
l’opportunità e sostenibilità di mantenere tutte le associazioni specifiche
così come sono oggi o verificare la possibilità di far confluire alcune di loro
in aree di attività Acli.
LE RISORSE: il tema delle risorse è cruciale e il
bilancio è sempre il maggiore documento politico. Perché da dove vengono
allocate le risorse si comprende a cosa viene (nei fatti) dato priorità. In
generale credo che in questa fase sia necessario fare delle scelte chiare di
indirizzo dando poi mandato alla ricerca delle applicazioni concrete. E
riprendendo in una discussione in
Direzione (come già chiesto) della presentazione sul bilancio fatta dal
Segretario Generale in CN.
LA RETE DI SERVIZI ED IMPRESE (SOCIALI)
Mi pare che sia interessante
leggere i servizi con 3 punti di osservazione:
ATTIVITA’, PARTECIPAZIONE e CONNESSIONI.
ATTIVITA’, PARTECIPAZIONE e CONNESSIONI.
-
dal punto di vista dell’attività: avviare processi di identificazione e
sviluppo di nuove piste
di azione in risposta a bisogni emergenti.
Sviluppo di azioni oggi sperimentali ed innovative….
o
Cittadino
consumatore
o
Amministratore
di sostegno
o
Intermediazione
del lavoro di cura
o
Promozione
di imprese di lavoro di cura
o
Sistema di
welfare locale per lavoro di cura
o
Proposte di
servizi di conciliazione e welfare aziendale
- Dal
punto di vista della partecipazione:
avviare processi di fidelizzazione dei cittadini/utenti dei servizi imprese
tramite raccolta dei contatti, offerta gratuita di una tessera fidelizzazione (gratuita, da studiare nelle modalità di
interazione con la tessera socio) che permette di essere raggiunto con
comunicazioni ed offerte, e consultato rispetto al gradimento dei servizi, coinvolto in ideazione di nuovi bisogni e
nuovi servizi e in attività associative…
-
Dal punto di vista delle connessioni: leggere
il rapporto tra imprese non in termini di integrazione o interazione ma di
connessioni può voler dire provare a ragionare sull’applicazione di un contratto
di rete. Il
contratto di rete è un istituto che realizza un modello di collaborazione tra
imprese e consente, mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità,
di realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incrementando capacità
innovativa e competitività sul mercato.
Con il contratto di rete ci si impegna a collaborare in forme ed ambiti
pre determinati e attinenti all’esercizio delle proprie imprese sulla base di
un programma comune, scambiandosi informazioni o prestazioni di natura
industriale, commerciale, tecnica, tecnologica ed esercitando in comune una o
più attività che rientrino nell’oggetto di impresa.
Tra le possibilità (facoltative) di un
contratto di rete.
-
La nomina di
un organo comune (manager di rete) incaricato di gestire, in nome e per conto
dei partecipanti, l’esecuzione del contratto o parti o fasi di esso e
l’istituzione delle figura del manager di rete, che ha il compito di
comprendere le esigenze delle imprese componenti la rete per consentire la
successiva condivisione di interventi.
-
L’istituzione
di un fondo patrimoniale comune
Tra i vantaggi di un contratto di rete:
o
Vantaggi
fiscali, amministrativi e finanziari (accesso a contributi con unico
procedimento collettivo, misura fiscale agevolativa di regime temporaneo di
sospensione di imposta con obiettivo di agevolare completamento di programma di
rete, gli utili di esercizio che non concorrono a formare reddito di impresa
purchè accantonati in una apposita riserva e destinati al fondo patrimoniale
per la realizzazione di investimenti del programma comune.
o
La
possibilità di partecipare a gare d’appalto.
o
La
possibilità di accedere a progettazioni comuni.
o
La
possibilità di adesione successiva (fermo restando la volontà dei contraenti
originali) di nuovi soggetti già di
sistema (cooperative sociali…) o non.
o
La
regolarizzazione formale di rapporti oggi spesso informali
L’applicabilità
è tutta da approfondire e studiare ma una formula simile potrebbe essere
proposta (per i vantaggi di cui sopra) al Sistema Acli sia a livello nazionale
che a livello territoriale. Questa formulazione sostituirebbe la figura del
Cosis (dove questo esiste) e creerebbe un luogo di coordinamento dove questo
non esiste. A livello nazionale la figura del manager di rete potrebbe essere ricoperta dal Segretario generale mentre sul territorio
a seconda del luogo e della dimensione potrebbe essere valutato se serve o meno
un manager di rete e a quale figura già esistente affidare il ruolo in base a
competenze e caratteristiche specifiche.
Tra gli ambiti possibili da approfondire nel programma del contratto di rete potrebbero rientrare:
-
L’attività
di progettazione ed innovazione (da svolgere in connessione con la funzione
progettazione ed innovazione Acli ed in rete con la progettazione ed innovazione
delle associazioni specifiche).
-
La
sperimentazione della tessera di fidelizzazione
-
La messa in
comune dei dati per la realizzazione di attività di osservatorio della realtà
(declinabili a livello nazionale e territoriale) da svolgere in connessione con
l’Ufficio Studi e avvalendosi della competenza di Iref e (dove serve) di
consulenze ed apporti esterni).
Note:
RESPONSABILI SVILUPPO ASSOCIATIVO – ANIMATORE
SOCIALE
Mi pare la riflessione su una figura di
responsabile sviluppo associativo regionale o integrata con usacli o con altre
associazioni specifiche sia molto presente ma anche abbastanza confusa nelle
sue diverse proposte emerse nei diversi gruppi e nella riflessione usacli. Dal
mio punto di vista oltre ad essere contraria alla strutturazione di un ruolo
politico remunerato credo che in generale serva tenere il criterio di
semplificazione e sostenibilità per cui è possibile identificare un nuovo ruolo
solo nel momento in cui vengono smantellati ruoli già esistenti altrimenti ci
si trova con un appesantimento economico e strutturale.
Credo inoltre che la figura dell’Animatore
sociale risponda a criteri diversi e in qualche modo quasi opposti. Mentre il
primo di fatto è l’uomo (la donna) che governa la macchina e che ha il potere
il secondo è il ruolo che ha il mandato di destrutturare, di aprire nuove
piste, di innovare. Mentre il primo può essere (forse) regionale, il secondo
dovrebbe essere a livello provinciale o persino zonale in alcuni territori.
Credo però che già oggi esistono moltissime
figure tecniche ed organizzative pagate con differenti fondi. Sarebbe utile
approfondire l’analisi di queste figure in modo da razionalizzarne la forma e
passarla da frammentata e occasionale a strutturare. Una ossatura di figure
tecniche organizzative credo sarebbe utile per la strutturazione delle Acli
associazione ma credo che vada bene studiato quali funzioni devono coprire e
quale è il livello di sostenibilità possibile. Una volta identificata e
costruita l’ossatura serve investire in modo significativo nella selezione di
queste figure e nella loro formazione.
ASSOCIAZIONE – SERVIZI
Credo che
vada sciolto un nodo di fondo. Se vogliamo che chi fa associazione possa tornare
ad avere (a tutti i livelli) tempo e competenze e voglia per dedicarsi
all’associazione dobbiamo fare in modo che questo ruolo rispetto ai servizi
(imprese sociali) sia solo di indirizzo e controllo e non di gestione. Mentre
la gestione deve essere affidata a ruoli differenti, con competenze tecniche
specifiche e mirate. Tanto più il presidente (di circolo, provinciale,
regionale) diventa l’amministratore tanto meno ha spazio per fare liberamente e
creativamente politica ed associazione.
Credo che l’equilibrio
tra criterio di collegialità e non personificazione da un lato e connessione
dall’altro sia da applicare anche in questo senso. C’è bisogno di potersi
fidare di altri e di non far convergere tutto su una stessa figura e persona.
Ma c’è bisogno di creare processi di governo coerenti e funzionali.
Da questo
punto di vista a livello nazionale penso che lo schema utile potrebbe essere
quello di:
-
Presidenza
come luogo di coordinamento politico (e per avere le connessioni utili le
presidenze dei servizi devono essere presenti in presidenza)
-
COSIS/Organo
di rete come luogo di coordinamento di realizzazione degli indirizzi definiti
altrove
(Contributo in vista della Assemblea Straordinaria, realizzato a titolo personale, in base a rielaborazione autonoma dei contributi arrivati da territori e associazioni specifiche che sono stati messi a disposizione di tutti i Consiglieri Nazionali)