Abbiamo
Enzo qui con noi, siamo molto contenti. Siamo grati per la paternità spirituale
con cui lui ha seguito molte provincie. Ci ha abituati che o la fede mostra la
pertinenza umana o non è fede. Ieri è stata citata molte volte Simone Weil: non
è dal modo con cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose
terrestri, che si può discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco di
Dio.
A me
ha molto colpito il gesto ultimo delle dimissioni. Tutti noi dirigenti sappiamo quanto sia
difficile la consegna. A volte abbiamo dirigenti splendidi, ma inamovibili.
Senza consegna generazionale. Questo viene
da molte ragioni, ma anche dal fatto che quando uno è lì, si sente “per sempre”
“inamovibile”. Invece lasciare è gesto di paternità. Massimo Recalcati ricorda
sempre che due sono le parole più importanti sotto il profilo genitoriale:
eccomi, e vai.
Quando
ho saputo delle dimissioni di Enzo ho detto: questa è una lezione, anche per
noi, anche per me, come presidente. Per
tutti quelli che ricoprono ruoli che sono di servizio.
Abitare
la terra con postura relazionale. Lo stile di Gesù, lo stile del credente.
Cosa
significa marcare la differenza cristiana nella città di tutti? Dovresti
aiutarci a rileggere la vicenda di Gesù, per una associazione come la nostra,
esposta sui temi della politica, della prossimità, del lavoro…
Un
saluto a tutti voi. Una saluto davvero fatto con il cuore e permettetemi una
introduzione non formale. Sono molto contento che siate qui. Molto contento di
incontrarvi. Perché credo (e lo dico per i più giovani che non possono saperlo)
per 10-15 anni sono stato vicinissimo alle Acli. Ogni anno ero presente ai
convegni con un apporto biblico. C’era stata una specie di alleanza tra me, Pio
Parisi e il presidente di allora che conduceva il movimento delle Acli. Ed io
con molta responsabilità avevo assunto l’incarico di quella che poteva essere
la formazione biblica.
Poi
venne la gelata, la cattività babilonese. Con l’appiattimento e l’omologazione
vostra a tutte le altre realtà cattoliche, operata negli anni 2000. E poi la lontananza
da voi, forzata. So bene i veti che sono stati dati da una eminente signora,
oltre che da sua eminenza, che hanno portato all’appiattimento di Azione
Cattolica ed Acli, appiattimento da cui spero veniate fuori e siate venuti
fuori. Quello che devo dire lo dico, non mi fermerete… Rivedervi mi fa molto
piacere. Dicendo che per voi delle Acli, per tutte le ragioni storiche, terrò
sempre disponibili, nel mio piccolo e
nella mia vecchiaia, il darvi una mano.
Io
dirò delle cose poi sarete voi a mettere a fuoco, nel tragitto che vi propongo.
Un tragitto semplice, che segue la traccia che mi è stata formulata e che
Daniele ha ripreso stamattina…
A nessuno venga in mente che credere significa credere in
Innanzitutto,
per fare il nostro discorso dobbiamo avere la pazienza di tracciare il ritratto
del cristiano, battezzato. Io non amo il termine laico, non l’ho mai amato, non
lo trovate mai nei miei scritti. Perché laico significa uno contrapposto alla
clericalità, mentre la chiesa non è divisa in popoli e clerici. Definisco
discepolo del Signore. Nel nome del quale poi la chiesa si raduna. Cosa è un
cristiano, un discepolo del signore? Uno che ha risposto alla parola di Dio, dopo
averla ascoltata. Uno diventato uno che aderisce a Cristo, un credente. Non
dovremo mai dimenticare che tutta la generazione nostra sta nella parola di San
Paolo che tutti conoscete: la fede nasce dall’ascolto. E’ qualcosa da pigliarsi
molto sul serio. E’ questo che dà origine alla vita cristiana nella sua
pienezza. Cosa significa la fede dalla quale nasce l’ascolto? Significa una
adesione. Significa un rapporto, una comunione. E che a nessuno venga in mente
che credere significa credere in. Sarebbe un errore cristologico. Un cristiano
non crede in dogmi, verità, dottrine… questo sarà la ricaduta. La fede è una
adesione. Un porre un piede sul sicuro. E’ una adesione ad un vivente.
La nostra fede sta per migrare in una maniera che non conosciamo.
La
nostra fede sta per migrare in una maniera che non conosciamo. Cosa sarà il
cristianesimo per il ragazzo che oggi non ha ancora 20 anni non lo so. La
migrazione non è solo antropologica. E’ migrazione della religione. Non
sappiamo come si espliciterà. Abbiamo lasciato i lidi della cristianità. Ma
siamo nel guado. Siamo a metà. In tutto. Mi piacerebbe dirvi, nella crisi
antropologica, politica, economica, sociale… che abbiamo scavallato. Invece
siamo ancora nel guado. Certo è che il momento in cui si è al guado, ricordate
Gramsci, quando sta per finire un mondo e l’altro non è ancora nato, in quel
tragitto emergono i mostri e i fantasmi. E noi dobbiamo fare i conti con tanti
mostri e fantasmi. Ma il problema è tenere la rotta e l’orientamento. La fede
resta. Non fede in dogmi e dottrine. Fede in un vivente. Ad una persona.
Una
fede neanche in Dio. Nessuno si scandalizzi. Dio è diventato parola ambigua
oggi, come nel 2° e 3° secolo. Non è sufficiente. E’ fede in Gesù Cristo,
attraverso cui si va a Dio. Dio oggi è una parola più imbarazzante che
eloquente. Discepolo del Signore, con la
fede si mette alla sequela. E lo fa insieme agli altri. E’ sempre un
cammino dall’Io al noi. Non si dà una fede personale, singolare, senza che ci
siano gli altri. La maniera di dire questo è che il Dio di Abramo, di Isacco,
di Giacobbe, si è fatto anche Dio di Enzo Bianchi. ’Dio è il Dio di mio padre, prima di essere il mio. Noi siamo noi. Ecco perché la chiesa fa sempre
pregare al noi. E’ il noi di una communitas, di una comunione, di una realtà
che è un corpo che non può fare a meno l’uno dell’altro.
I militanti sono sterili.
Ebbene,
questa realtà rende i cristiani testimoni di Cristo. Noi oggi, almeno nel
linguaggio, continuiamo a dire che abbiamo bisogno di testimoni. Che l’unica
credibilità è la testimonianza. La Chiesa non ha bisogno di maestri, ma di
testimoni. Ma attenzione, chi è il testimone? Il testimone è colui che vive una
realtà, non colui che ne parla. E noi siamo ancora invece ad una testimonianza
fatta di troppe parole e non di una vita. Su questo il mio giudizio è molto
duro e severo. Siamo passati da una fase di evangelizzazione degli anni 70, alla
febbre della nuova evangelizzazione 80-90, poi nel 2000, verificando la
sterilità di ciò che abbiamo fatto siamo passati alla Missione, adesso la testimonianza.
Abbiamo cambiato parola, ma non è cambiato molto. In ogni caso è sempre un
parlare della chiesa e dei cristiani. La testimonianza è il vivere, a costo di
non parlare.
La
chiesa fa dei militanti. Ma i militanti sono sterili. E’ decenni che vogliamo
militanti. A me è piaciuto molto quello che ha detto il Papa a Cracovia,
purtroppo non è stato pubblicato: nell’incontro
con i giovani un ragazzo ha detto: a scuola mi dicono siamo atei, non
più credenti, cosa devo dire come cristiano? E il Papa: “Devi dire niente,
proprio niente, sta zitto che fai bene” Gelo di tutti i vescovi presenti. E poi
il Papa continua: “Devi dire niente, devi solo vivere il Vangelo. E se vivi il
Vangelo prima o poi loro ti chiederanno: perché fai questo? E allora tu con
poche parole, senza fare proselitismo, dirai l’essenziale”. Quella è testimonianza.
E il
Papa è già tre volte che ricorda San Francesco. Francesco ha voluto
predicatori, non eremiti. Nonostante questo ha scritto: “Se mai il Signore
manderà qualche frate in missione, viva il vangelo semplicemente, giorno dopo
giorno. Se mai qualche volta il Signore gli concede di parlare, parli anche del
Vangelo”. Questo capovolgimento, noi dobbiamo farlo per definire chi è il
cristiano. Non subito per dare uno stile. Per dire cosa è il cristiano.
Il Signore ci chiederà conto solo di peccati di omissione.
Domenica
scorsa avete sentito nei vangeli due metafore: luce del mondo, sale. Pensateci
bene, nel gergo ecclesiastico siamo il lievito. Ma non è vero. E’ una
traduzione errata. E’ il Regno che è lievito, non i cristiani. I cristiani
hanno forza di riflesso, il lievito ha una forza interna.
Il
sale. Perchè scompariamo? Io, per cristiano che sia, qualunque gesto che faccio
è un gesto umano. Non faccio nulla di religioso. E il religioso non mi salva.
Il religioso non è contenuto nel cammino di salvezza. Alla fine dei tempi è
delle azioni umane che sarà chiesto il conto, non di quelle religiose. Noi
temiamo di andare davanti al Signore, ma il Signore ci chiederà conto solo di
peccati di omissione…Avete presente quel giudizio universale? Gesù non dice “Andate,
maledetti, perché avete rubato, fatto adulterio… “. Non è che questo non sia
peccato, è peccato, ma sono debolezze… se basta desiderare una donna in cuor
suo per commettere adulterio… alzi la mano chi non l’ha mai commesso… questi
peccati sono le debolezze…
Ma
“Ero in prigione e non ti sei sognato di venirmi a trovare. Ero malato e non
siete venuti a trovarmi. Ero straniero e non mi avete accolto in casa...”.
Questo ci manda all’inferno. Non che gli altri non siano peccati. Ma sono
peccati di debolezza. Invece questi sono peccati di omissione, mostrano il
nostro egoismo, mostrano che non siamo stati umani, che non ci siamo sentiti
fratelli e sorelle degli altri. Questa è la testimonianza. Sono cose
umanissime.
Mouen
che è il più grande teologo di cristologia che ci sia ancora. Ha compiuto 100
anni, è un gesuita. Come testamento lascia questo: ciò che c’era di straordinario
in Gesù non era nulla di religioso, era umanissimo, era che straordinaria era
la sua umanità.
Vi
ho scoperto le carte, dicendovi dove è il tragitto. Alcune domande:
Ma
noi cristiani sappiamo essere cittadini del mondo?
Sembra
scontata. Eppure la risposta è una risposta seria, decisiva, di cui bisogna
essere consapevoli. I cristiani, all’inizio del cristianesimo, mentre la fede
si dilatava, si sono posti questa domanda: possiamo essere cittadini
dell’impero o no? Anche perché non era una appartenenza parziale. Si pretendeva
una adesione totalitaria. Si trattava di dire che Cesare era Curios, il
Signore, era soterca e kirios, salvatore e signore. Come impresso sulle monete.
E per i cristiani l’unico Signore e Salvatore era Gesù Cristo. I cristiani
erano disarmati. Non avevano ricette per la vita della società, della polis.
Non potevano nemmeno esprimere preferenze per la forma di governo. Avevano solo
la Parola, un seme da interpretare. Cosa si poteva interpretare per i cristiani
di quel tempo nel mediterraneo? Che Cesare era necessario alla società, che lo
stato, che l’organizzazione della polis era qualcosa che il cristiano non solo
doveva accettare ma con cui doveva collaborare.
Perché
il cristiano capiva che la società era innanzitutto una comunità. E una
comunità era retta da un debito comune. Non è solo la filosofia di Roberto
Esposito, basta leggere il nuovo testamento, dove l’unico debito posto come
fondamento della polis è l’amore reciproco. Non c’è altro debito. Ed è quello
che può fondare una comunità che è necessaria. E quale è il limite che si può
dare allo stato? Che non sia totalitario. Che deve far di tutto perché questo
potere faccia scaturire libertà, uguaglianza, fraternità…
Da cosa si riconoscono i cristiani? Non espongono i figli, non condividono i letti, mettono in comune i loro beni.
Libertà,
uguaglianza, fraternità. Si, vi sto dicendo la triade della rivoluzione
francese, ma spero non siate così bacchettoni da pensare che questa triade è
nata lì. Sapete come è iniziata la rivoluzione francese? Con una processione
del Corpus Domini. Con il santissimo sacramento per le strade di Parigi. Il
cardinale di Parigi guidò la rivoluzione portando il santissimo sacramento in
giro… Questi sono innesti che non
dovrebbero essere dimenticati, perché se no diamo paternità esterne a cose che
sono nate interne. E poi siamo così bacchettoni da combatterle.
Tante
volte abbiamo studiato nelle Acli, memorabile fu il convegno nell’80 a Todi, La lettera A Diogneto. Questo è un testo straordinario
che ci dice come i cristiani stanno nella società. I cristiani vivono nel mondo
come tutti gli altri, non si ritirano, non hanno lingua sacra propria, vivono
come gli altri, partecipano alla pubblica amministrazione… Solo tre cose non
fanno, solo tre sono i no.
Non espongono
i figli. E’ difficile tradurlo. In quel tempo, ma anche in tempi più recenti,
se nasceva un figlio handicappato veniva portato in un bosco, dove lo finivano
gli animali. A questi figli veniva dato il nome “a deodato”, lo diamo a dio. Ecco,
i cristiani no, i cristiani si prendono cura anche dei figli che nascono nella
fragilità e debolezza e malattia…
Non
condividono i letti. Non devo spiegare cosa signfiica…Mettono in comune i loro
beni.
Verrebbe
da dire che c’è un minimalismo. E’ il cristianesimo. Nella sua edizione umana e
feriale. Quella che dovrebbero fare quelli come voi, se con il lavoro
guadagnano la vita, se fanno una storia di amore fedele, per quanto possibile,
se hanno un rispetto della vita dall’inizio alla fine, è questa la vita
cristiana, non vi si chiede molto di più… E Diogneto dice: questo fa si che i
cristiani siano l’anima del mondo. Siano il sale che dà gusto. Questo è quello
che ci viene chiesto…
Gesù non era nulla di religioso.
Gesù
è venuto a insegnarci la vita umana. Il cristianesimo vuole una vita umana.
Vuole il cammino di umanizzazione. Dire salvezza e dire umanizzazione è la
stessa cosa. Lui è venuto perché noi siamo salvati. Volete che lo dica nel
linguaggio della gloriosa teologia orientale? Dio si fatto uomo perché l’uomo
si faccia Dio. Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia del tutto uomo.
Questo ci dice cosa effettivamente dobbiamo mettere come impegno, per fare la
vita cristiana. Certo, tutto questo ha bisogno di alcuni strumenti per reggersi:
assiduità con il Vangelo, abbisogna di alcuni sacramenti… ma questo è il cibo
per vivere, né più né meno… è essenziale come il cibo che mangiate, ma mangiate
per vivere, non vivete per mangiare. Così la vita cristiana e i sacramenti. Non
vivete per quello, ma sono loro che sono un aiuto per vivere.
Secondo
tassello. La situazione oggi di noi cristiani. Ci rendiamo conto di essere in
un momento di trapasso, di esodo. Che ha una rapidità che mai ci saremmo immaginati.
E certamente nella storia non è mai venuto mutamento così rapido. I mutamenti dei
20 secoli di cristianesimo sono stati lenti. Quando leggo i miei diari, anni 50
e leggo i diari di Papa Giovanni, fine secolo 18°, scrivevamo le stesse cose. Avevamo gli
stessi libri, stessi riferimenti, stessi propositi,
stessi esercizi. Al di là dello stile, stile bergamsmo, stile monferrino, il resto era uguale… Ma da
allora tutto è cambiato. E’ cambiata la fede. Io vi devo dire, voglio
confessarmi con voi, quando guardo ai miei 70 anni mi dico: come fai a essere
ancora cristiano? A pensare alle cose che ho dovuto cambiare. Alle cose che
credevo con forza, da cristiano, doc, post tridentino, da fanfaniano, legato a
La Pira, il cristianesimo era quello. E mi vedo adesso. Mi meraviglio che c’ho
ancora il filo rosso della fede. Perché tutto è cambiato. E con Papa
Francesco, in modo ancora più veloce, ci è cambiato l’assetto. E non su cose piccole…
La mia famiglia non era cattolica, non era credente, non eravamo manco
battezzati. Mio zio nel 47 piantò la moglie con due figli, poi trovò un’altra donna.
Non c’era il divorzio. In casa non si poteva nominare questo mio zio. Quando io bambino dicevo "chi è zio Gregorio?". Mi dicevano "Sta zitto, non ti interessa!". E quando parlavano tra
loro dicevano “c’ha una socia” perchè non sentissero i bambini. E quando morì
mio nonno, non lo lasciarono venire per i funerali. E non erano cristiani. Adesso
passiamo in un’epoca in cui, con Papa Francesco, a certe condizioni, i divorziati sono ammessi alla
comunione... Per dirvi, guardate che itinerario di mutamento uno come me, della mia età, ha già dovuto fare...
Eravamo convinti che il mondo si dividesse in credenti e non credenti...
Il
mutamento smarrisce alcuni. Soprattutto i militanti. E accanto al mutamento la
situazione nuova di essere minoranza. Eravamo così convinti che il mondo si
dividesse in credenti e non credenti, atei e cristiani. Andavate al bar, se uno diceva "io sono
cattolico", quell'altro rispondeva "e io ateo e comunista!". Oggi provate ad andare al bar. Se dite "io sono cattolico"... non succede niente... bhe… almeno se dite "io sono buddista" destate un po’ più di interesse... Viviamo in
un' epoca nuova, in cui è difficile trovar posto come cristiani. Ma in cui è difficile qualunque
tipo di eloquenza. Da monaco ho sempre fatto attenzione a non entrare in politica. Avendo militato conosco la politica, da monaco sono sempre stato al prepolitico.
Ma, oggi, in politica, i cristiani dove sono? La grande afonia… Voi trovate una
voce cristiana? Non mi interessa una voce che si levi, stile anni 50, per la
battaglia sull'aborto. Io dico una voce cristiana...
Siamo capaci di decodificare?
Siamo
capaci di decodificare? Dare spiegazioni antropologiche nella agorà politica. Se
abbiamo ragioni dogmatiche, quelle sono per quando stiamo tra noi, quando siamo fuori non possiamo dire "Noi difendiamo la domenica perché è il giorno del Signore?" Perchè gli altri possono dire: e a noi che ce ne fotte? Noi dobbiamo saper decodificare. Difendiamo la domenica perché è diventata l'alienazione del consumo. Noi non
siamo eloquenti. Noi abbiamo una situazione terribile. C'è una povertà di leadership
senza fine. E ci sono cattolici afoni. In questa situazione è sempre più difficile. Si
tratta di trovare una creatività, un linguaggio, una postura, che si fa capire dagli altri
senza andare a leggi trascendentali. Non possiamo invocare la legge di Dio, che gli altri non riconoscono. Dobbiamo invocare principi in cui gli altri possano riconoscersi. Un terreno sul quale sia possibile dialogare.
Anche
su legge sul fine vita. E’ vergognoso lo scontro in Italia. C’è una ideologia che
non vuole ascoltare e c'è un difendere posizioni solo per difendere. Ma possibile che su
un tema così umano come la morte non siamo in grado di ascoltarci, reciprocamente, antropologicamente,
eticamente, senza invocare un "Per noi la vita è sacra" che se non è tradotto suona come un uovo rotto in
una scodella?
Potete avere una posizione di minoranza.
Le Acli, in corpi come il vostro, io ci ho creduto, allora... Corpi che possono
fare un lavoro intermedio, di lievitazione delle coscienze. Soprattutto perché i
partiti sono venuti meno. Mancano corpi che possano portare ad una certa maturità
le persone. Il vostro è uno dei corpi privilegiati per fare un lavoro simile. Siete
sparsi sul territorio e in alcune zone potreste avere anche una presenza ancora
efficace.
La
Cei ci dice bugie. Ordina ai sociologi le inchieste sulla frequenza alla domenica.
I sociologi danno le cifre. E la Cei non le pubblica. Le cifre della realtà, non le dichiarazioni, che si sa che gli italiani sono bugiardi. Le cifre, contate contando le persone in Chiesa. E' stata fatta una indagine. Nel triveneto. La cifra massima, nel triveneto, di persone che vanno in Chiesa la domenica, è il 16%. Cosa mi dice? Mi dice che dobbiamo
prendere atto di essere in una situazione di minoranza. Non è vera la favola, detta per non
dispiacere a Giovanni Paolo II, che l'Italia a differenza degli altri paesi invece teneva. Era
una favola, che non ha retto. E’ vero che è ancora molto a macula. Che non è dappertutto.
Ma se vi presentassi le cifre vi spaventereste. In 17 diocesi che ci sono in Piemonte, in tutto il Piemonte, non
arriviamo a 10 ordinazioni sacerdotali all’anno. La toscana non è meglio, la liguria non è
meglio. Genova, per la prima volta nella storia, quest'anno non ha ordinato nemmeno un prete. Ed era
il centro della tradizione, sembrava che il cardinal Siri assicurasse l’eternità. Non è così. Poi ci sono le eccezioni. 200 ordinazioni a Molfetta, in Puglia, unico caso. Però la situazione si sta sfaldando. Stanno
scomparendo le suore. Tra 10 anni non abbiamo più suore in Italia. L'età media delle suore in Italia oggi è di 89 anni. E la soluzione non è certo l'importazione dal terzo mondo. Papa Francesco l'ha detto chiaro, la soluzione non è la tratta delle schiave.
Abbiamo una crisi, una diminutio. Può essere pasquale. Ma non dobbiamo mettere l'etichetta prima di viverla. Dobbiamo entrare nella crisi con capacità di visione, con capacità di resistenza. Il
problema è che mancano uomini e donne con visione. Tutto è solo a beve temine.
Una minoranza significativa può capovolgere il corso della storia.
Una minoranza non significativa è solo una fase di agonia.
Se
siete qui è anche per sentire queste cose. Non solo cose teoriche. E’ lì che voi dovete prendere visione in grande di cosa fare, in una visione di chiesa
nuova, per essere, seppure minoranza, significativa. Essere minoranza non mi spaventa. Una
minoranza non significativa è solo una fase di agonia. Ma una minoranza
significativa può capovolgere il corso della storia. Il cristianesimo né è un esempio.
Lo stato deve essere laico. Allo stesso modo in cui la società non è laica.
In
tutto questo, inutile che vi dica del grande principio della laicità che pianin
pianino stiamo assumendo, ancora con molte resistenze in italia. Pensate che
ancora ci sono resistenze nei confronti del fatto che lo stato possa fare un patto con certi soggetti religiosi di altri culti. Ed è la gerarchia cattolica che impedisce questo. Forse adesso, con Papa Francesco, lo farà… ma si ha paura
di una vera laicità dello stato. Ma lo stato deve essere laico, allo stesso modo in
cui la società non è laica. La società è un poliedro con le sue molte facce
religiose. E va rispettata in quanto tale.
Queste cose le dice Papa Francesco, e le ha dette Giovanni Paolo II in abbondanza. Mi riferisco al la laicità. Laicità non come concetto fisso, non come posizione anti
religiosa. Laicità come luogo che garantisce che tutte le espressioni religiose
possono convivere senza scontrarsi, e assicura che lo spazio dell’agorà è
libero e che ognuno può prendere parola.
Questo va assunto. Ho l'impressione che pianin pianino in Italia sia avvenuto. Non
è ancora attestato. Ma sta avvenendo. Ci sono troppe pretese e privilegi. Ci sono troppi
privilegi che la chiesa cattolica vuole per sé. E bisogna andare verso la
spogliazione.
A
questo punto, cosa diventa urgente? L’ultima cosa che diventa urgente è davvero
il primato del Vangelo nella vita dei
credenti. Cosa significa? Adesso
faccio affermazioni veloci, sintetiche. Meriterebbero sviluppo ma reputo la vostra
intelligenza capace di mettere tra un segmento e l’altro le parole che non dico.
Dire Vangelo significa dire che il Vangelo è Gesù Cristo e Gesù Cristo è il Vangelo. Non
un altro cristo, narrato da altri soggetti. Quello del vangelo. Quello deve
avere il primato. Deve mettere a fuoco la nostra vita. Quando Dossetti, Martini parlavano della Parola indicavano questo che vi dico adesso: il Vangelo è Gesù Cristo e Gesù Cristo è narrato. Tutto quello che vi dicono di Gesù Cristo e non è nel Vangelo non siete tenuti a crederlo. E tutto quello che c’è nel Vangelo e non ha
come riferimento Gesù Cristo non è essenziale…
Dio
è diventato parola ambigua. Dio, per i giovani, è un concetto imbastardito, con il
terrorismo, con la violenza. E' un nome che non dice niente. Non è possibile che ancora si passi attraverso Dio per arrivare a Gesù Cristo. Noi dobbiamo andare a Gesù Cristo. E’ lui
che ce l’ha chiesto, mentre noi continuiamo ad andare a Dio per arrivare a
Cristo.
Se
voi volete la trasmissione della fede dovete andare a Gesù Cristo. Non negate Dio, ma lasciatelo sullo sfondo. Quando avrete qualcuno che si sarà legato a Gesù Cristo, allora costui capirà anche che dietro a Gesù c’è Dio… ma il paradigma è
sconvolto. Il paradigma in cui voi siete cresciuti. Pensateci. Innanzittuto
avete scoperto la chiesa: catechismo, chierichetti, parrocchia, suore, preti… se
la legge un sociologo, dall’esterno, è soprattutto una grande esperienza di chiesa
quella con cui siamo stati plasmati e cresciuti….Poi
a catechismo abbiamo imparato chi è Dio. Essere perfettissimo…A Gesù Cristo non ci siamo arrivati quasi mai. A
quelli proprio bravi, finita la quinta, il padre regalava i vangeli, quelli piccoli, della San Paolo. Tutti gli altri approdavano ai santi. Chiesa, Dio, poco Gesù: questo ordine ha indebolito la
fede, l’ha fatta seccare e ha reso il cristianesimo sterile.
Non sto dicendo cose assurde. L'ha detto Benedetto
XVI, prima di dimissionare: oggi la fede è il più grave ostacolo per la fede. Dio oggi è una parola generica e ambigua. Di Gesù
Cristo tutti hanno rispetto, anche i non credenti. Potranno dire che non è dio,
diranno quello che vogliono. Ma tutti vedono che lì c’è un pezzo di umanità.
La dolce morte dell'ateismo
Noi
siamo stati testimoni della dolce morte dell’ateismo, è morto dolcemente, con cure
palliative, non se ne è accorto nessuno. Adesso gli atei non ce la fanno più a
dire che non credono. Sono tutti lì che... sei ateo? Non mi direi proprio ateo, … non posso dire di
credere... credo di credere... ateo non direi…
L’uomo è più saggio di quel che crede. Il problema oggi è davvero Gesù Cristo.
Resta una figura dirimente. Anche quando dicono sciocchezze su Gesù Cristo, certi ex direttori, le dicono con simpatia, ma non gli riesce di dirle con cattiveria. Anche questo è un
segno che dobbiamo tornare al nuovo testamento.
Nel
vangelo Gesù parla poco di Dio. E quando parla di sé, parla di figlio dell’uomo.
L’unico titolo che lui si è dato è figlio dell’uomo. Gli altri titoli glieli ha dati la
chiesa. Figlio dell’uomo, uomo veramente uomo. Dobbiamo prendere in mano questa
grammatica nuova che oggi abbiamo la grazia di capire e dobbiamo fare questo tragitto. Da
Cristo si va a Dio e poi anche alla Chiesa. Non viceversa.
Lo stile di Gesù e lo stile del cristiano.
Noi
oggi siamo consapevoli che il contenuto della predicazione del cristianesimo è
sintetico e breve. Gesù ha detto: andate, predicate, il regno di Dio è vicino,
convertitevi e credere al vangelo. Non molto di più.
Poi ha speso un mucchio di parole sullo stile. Cercate di essere come pecore in mezzo
ai lupi. Non portate i sandali… fa impressione che Gesù dedicasse più spazio allo stile che non al contenuto… questo ci deve dare un ritratto di cristiano
ben diverso da quello cui abbiamo pensato finora…
Il
cristianesimo non è una ideologia, non sono formule teologiche, è uno stile.
Dove lo stile non è la moda. Lo stile è l'uomo. E’ tutta la persona. E' la postura,
come sente, come agisce. Ma è anche qualcosa che è soltanto umano, lo stile. Non
c’è uno stile che va al di là dell’umanità. Se io mi metto ad avere uno stile
ieratico, non rendo nessun servizio al cristianesimo. Se io carezzo un anziano con alzhaimer, che non capisce, questo è umanissimo. Se mi abbasso a baciare un lebbroso, è uno stile
cristiano. Se perdo il tempo a vedere come incrocio le dita per dare la
benedizione non è in stile crisiano.
Lo
stile fa la differenza. La differenza cristiana sta nello stile. Un grande mio
amico teologo: Theobald, ha dedicato 3 volumi allo stile. Il più grande teologo vivente, ha 60 anni,
i suoi libri a cui Papa Francesco si ispira, sono sullo stile del cristiano. Lo
stile della chiesa, lo stile di Cristo.
Paolo: quante persone nella Chiesa la pensano come lei?
Ruffino: Vaticano Secondo.
Antonio: con la teologia del fare non c'è rischio di sentirsi onnipotenti?
Dante: quale è la differenza cristiana in politica?
Francesco: quale Chiesa dopo il guado?
Tutto finisce per passare da un segretario
Le
domande sono tutte cogenti. Cerco di metterle insieme. E non è facile fare una
lettura. Se ci poniamo la domanda: quanti vescovi seguono? Non è così facile
rispondere. L'opposizione chiara a Papa Franesco è di pochi. Che poi fanno
opposizione da corridoi. Tra di loro. Non hanno poi il coraggio di farla
manifesta. Ci sono. Soprattutto gli ultimi vescovi fatti sotto Benedetto XVI
sono indubbiamente su posizioni critiche. Sotto Benedetto. Non pensate che sia stato lui a farli.
O che siano espressione del suo pontificato. Purtroppo i
pontefici oggi sono in una struttura in cui contano più le persone che li
attorniano che loro stessi. Non lo dico per difendere ad ogni costo la figura del
papa. Non sono il tipo. Ma abbiamo ormai l’esperienza che, nel bene e nel male, le
persone possono dare un’immagine del Papa o un’altra. Non sto lì a scendere nei
particolari. Isolato, di fatto, non è. Sarebbe meglio che fosse isolato. Io ho
suggerito questa riforma. Che il prossimo papa non faccia nessun segretario, che faccia una
equipe di 6 -7 persone attorno a lui, che si correggono a vicenda. Se ne ha 1 o 2 fanno da imbuto. Tutto finisce per passare da un segretario. La
vecchiaia è così. Adesso che sono vecchio lo so, la tendenza è che sei abituato ad avere una
persona vicina, avere sempre lei e non le altre. Perché ci si abitua, ci si
intende con un occhio, non si deve nemmeno dire, si sa come va il lavoro. E’ così, siamo
uomini. Voi sposati avete uno che, nel bene o nel male, vi dà una punzecchiata. Noi siamo mummie con lampade che girano attorno. Quelli attorno pigliano
più potere di noi. E’ così, per tutti.
La prudenza romana. Si diceva.
Anche per il Papa è difficile. Certe cose le
fa lui. Certe gliele fanno dire. Nel caso di Papa Benedetto, credetemi, una serie di
atteggiamenti non erano suoi. E lui non li ha nemmeno mai saputi. Ve lo posso, siamo talmente amici che sono andato a trovarlo. Abbiamo passeggiato insieme nei
giardini vaticani. Chi non lo conosce può farne un mostro per certe cose avvenute. E
così succede con Papa Francesco. C’è un vescovo, non lontano da qui, che davanti
alla Evangeli Gaudium ha detto che va bene per i campesinos, non per noi. Questo succede. Poi ci
sono altri che restano perplessi. Indubbiamente Francesco fa restare
perplessi. Alcune volte lo resto io. Ha delle espressioni, dice delle verità
così in faccia! Noi siamo abituati ad uno stile felpato. La prudenza romana. Si diceva. Lui non
ha prudenza. E quindi anche io a volte resto un po’ perplesso. Quando parla della donna io ci
soffro, patisco, mi immedesimo nelle donne… perché per lui la visione della donna è romantica, non è concreta… le femministe friggono… lui lo dice con amore,
ma…
Forse
il 20% gli andrebbe dietro, cerca di andargli dietro, ma fa fatica. L’Amoris Letizia è un testo su cui in Italia non si è fatto nulla. Quante diocesi hanno consultato davvero i laici per il sinodo? Poche. Poche hanno detto: diteci cosa pensate e poi lo mandiamo a Roma. Lo so perchè ho seguito. Neanche il 30% ha mandato il
questionario per il sinodo. E quanti adesso stanno mettendo in pratica i cammini
della Amoris Letizia? Ci sono difficoltà, la chiesa è lenta.
Aprire cammini di mutamento. Poi il popolo saprà proseguirli.
Il Papa un giorno mi ha detto una cosa: io voglio aprire dei cammini di mutamento.
Non credo che riuscirò a fare i mutamenti. Ma l'importante è aprire i cammini. Lui
ha questa fiducia nel popolo di Dio... nel fatto che aperto un cammino il popolo saprà
proseguirlo. Lui vuole aprire delle faglie. Io ho meno speranza di lui. Non ho una
fede come lui, una speranza come lui. Lui ha fede. Lui è convinto con una forza di fede che io non ho.
Lui ha questa fede e fiducia. Dice che apre cammini, che è l’unica maniera.
Vedremo cosa riesce a fare. Ha 80 anni. Che Dio ce la mandi buona. Ma già dice
che appena non ha le forze lascia. Non c’è molto tempo… ma ci sta dando una prova di
un grande testimone, un grande credente... lui se vede che il vangelo dice così, non si ferma davanti a nessuno, deve solo essere convinto che è il vangelo…
La
chiesa che verrà fuori... è difficile. Siamo nel guado. Si continuerà così con l'ordinazione dei preti? La Chiesa dice così. Che non c’è da cambiare. Lo si dice, fino a
che non si è obbligati a fare diverso. La situazione è tale, ormai, che se noi
non ordiniamo dei preti, a furia di liturgie solo con la Parola, senza sacramenti, a lungo termine rendono la Chiesa Cattolica parallela alla Chiesa protestante. Non si può andare avanti senza sacramenti. La
nostra fede ci chiede quello, ci vuole il ministero. Ma il ministero a chi lo diamo
visto che i preti non ci sono…?
Le soluzioni sono tutte da trovare.
E’
molto difficoltoso, non si sono situazioni facili. Dare sacerdozio alle donne…
mah… può darsi, poi avviene come in Svizzera dove la maggior parte sono donne, e di uomini non c'è più quasi nessuno, come per i maestri di scuola elementare… i problemi sono
tanti…Il sacramento agli
sposati... Bene, ma siamo sicuri che gli sposati, nella situazione attuale, possono
poi avere mogli e figli sinfonici, da non volere poi soldi o un lusso? Voi
direte: ci sono già preti che accumulano soldi, si, ma quando ci sono figli e moglie
c’è un effetto moltiplicatore… Voi ortodossi che avete moglie, ma da voi è una meraviglia. Le moglie sono canonichesse.
Vestono in neo come le suore, fanno il catechismo, non hanno altri lavori...
Chiedete oggi ad una donna italiana di mettere un abito da suora, di non andare in giro… non siamo contemporanei a quei mondi… le soluzioni sono tutte da trovare…
anche perché il popolo cristiano non è pronto a nulla…
Il discernimento è l'operazione con cui arrivo a giudicare.
Discernimento. E' da insegnare. Per un anno intero se ne è parlato. Poi più sentito
nominare. Adesso ne parla il Papa e dicono che è perché è gesuita e i gesuiti ce l’hanno
con il discernimento… il discernimento è cristiano, non gesuita. È l'operazione con cui arrivo a giudicare. Perché
non fate discernimento da voi stessi…ognuno deve decidere dentro di sé. Ma serve una coscienza illuminata, formata.
Fare discernimento sul
mio comportamento, sul comportamento degli altri, sugli eventi della storia,
sui segni dei tempi. Su cosa c'è urgenza nei prossimi anni. Altrimenti manca
visione. Tutto piccolo cabotaggio, piccola strategia, tattica. Invece serve che uno si
eserciti a vedere, vedere, vedere, vedere. Assolutamente. Ascoltare, ascoltare,
ascoltare. Uno deve passare tanto tempo a vedere e ascoltare. Mezza giornata a settimana io vado nei supermercati. Non vado nemmeno a comprare. Vado per ascoltare la gente.
Come il marito telefona alla moglie. Che indicazioni gli chiede. Guardo nei carrelli la roba che comprano.
Poi c'è da imparare a decidere. Va esercitato. Va pensato. Bisogna darsi del tempo. Se
non lo fate voi, che siete una parte dei fedeli cattolici che hanno una certa
responsabilità, soprattutto con il mondo del lavoro, chi lo farà? Siete qualcosa che può essere molto prezioso, ma che rischia di andare avanti come una
istituzione. Dovete impedirlo. Non fate troppe cose, interrogatevi, fermatevi.
Per dirvi: questo è qualcosa su cui ci giochiamo il futuro o no? La fede mi
illumina o no? Posso far battaglie comuni con qualcuno? Come farle? E’ veramente questo il campo
che vi spetta, quella è la vera testimonianza cristiana, le altre sono
autoesaltazioni e innaffiamenti…