Saluto
con molta cordialità le Acli italiane. Ho una memoria molto affettuosa delle
Acli perché più volte ho potuto partecipare ad una sorta di ritiri che una
volta facevate (non so se questo si possa chiamare così) e poi tante sere mi è
capitato di andare in giro per l’Italia per occasioni più locali.
Conosco
un po’ la vostra realtà, vi sono grata per il servizio che fate, so di numerose
persone che si rivolgono ai servizi che avete. Vi ringrazio come cittadina
italiana, come credente, come cristiana, come appartenente ad una famiglia che
si è arricchita da questo vostro taglio, che è assolutamente biblico: “la
bibbia e il giornale”, la scrittura e l’attualità. La Parola di Dio, è
assolutamente provocatoria per quello che riguarda l’impegno politico, sociale,
nel mondo dell’economia, per il benessere della società in cui la chiesa vive.
Inizio
con questo doppio ringraziamento per poi entrare in un tema così portante dal
punto divista biblico. Antico e nuovo testamento, potremmo dire anche antica e
nuova alleanza.
L’alleanza è un
debito scritto nei nostri occhi.
Il
testamento è il segno del rapporto tra padre e figlio. Quando i genitori
cominciano ad invecchiare, lasciano ai loro figli un testamento, cioè una
eredità. Nel testamento si stabiliscono le parti dell’eredità. L’alleanza è una
eredità, un dono. E quindi l’alleanza in primo luogo esprime un senso della
vita. E anche un’idea della vita che è tipica della Bibbia. La vita nella
Bibbia è qualcosa che non può essere fruita dall’individuo, ma dalla famiglia.
Per cui un uomo è figlio di un altro uomo (dico uomo per essere semplice, per
non dire ogni volta essere umano, mi scuseranno le signore in sala, per maggior
comodità, non voglio essere maschilista). L’essere umano è figlio di qualcuno,
ha la vita come eredità. E poi è a suo volta un ponte verso il proprio figlio e
poi verso i nipoti e pronipoti. La vita passa come una eredità, passa di padre
in figlio. La vita dell’uomo ebreo conteneva i padri e i figli. La morte è un
riunirsi ai padri. Quando diciamo alleanza prima di tutto dobbiamo pensare ad
un debito che è scritto persino nei nostri occhi.
Thomas
Mann in “Giuseppe e i suoi fratelli” scriveva: “Chi è quell’uomo di media corporatura, domandò Giacobbe, vestito
nell’eleganza di questo mondo. Babbo, è il tuo figlio Giuseppe, rispose Giuda.
Con dolore e con amore guardò a lungo intensamente il volto dell’egiziano e non
lo riconobbe. Accadde però che gli occhi di Giuseppe per il lungo guardare si
riempirono di lacrime Che gli scorrevano giù per le gote e quando il nero degli
occhi fu tutto molle di pianto, ecco, quelli erano gli occhi di Rachele”.
Negli occhi di Giuseppe, il padre, Giacobbe, riconosce gli occhi di sua madre,
Rachele. Questo è una alleanza. Tutti noi abbiamo scritta negli occhi una
alleanza.
L’alleanza è una questione estetica.
Vorrei
iniziare legando una parola all’alleanza. L’alleanza è anzitutto una questione
estetica nella Bibbia. Non è bello che l’essere umano sia solo (bello e buono
nella Bibbia si identificano). L’ha detto Dio. E’ una questione estetica.
Persino Qoelet, che è abbastanza un po’ misogeno, dice della donna che è amara
più della morte, però persino il Qoelet riconosce che in due, quando si dorme,
ci si riscalda. Il libro di Qoelet va letto con una lente estetica. Nel senso
più vasto di questa parola, non estetistica. Se non c’è alleanza non c’è
bellezza, non c’è compagnia, c’è miseria, c’è languore. L’uomo e la donna. Dio
vede la sua creatura che era sola, anche se con
le tante altre creature con le quali aveva già apparecchiato questo
giardino in Eden. Ma queste creature non sciolgono niente di questa solitudine.
L’uomo non si apriva. Dio stesso deve inventarsi una alleanza. Riapre la sua
creatura, fruga dentro la sua creatura, tira fuori da dentro e la mette davanti
all’uomo, che sorride e canta la gioia, primo inno della Bibbia. E’ un inno di
alleanza. Finalmente lei è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. E’ la
mia alleata. Voglio fare un aiuto, si dice, un aiuto che gli sia simile. E’ una
alleata. Anche nel lavoro. Per lavorare si deve essere in due. Qualsiasi opera
ha bisogno di una alleanza. A partire dalla vita.
Dio ha bisogno di alleanza
Quando
Mosè viene chiamato da Dio, si schermisce. Sono 5 le obiezioni che porta. Dio
vorrà allearsi con un popolo schiavo, l’alleanza la farà per condurlo in una
terra dolce e spaziosa. Ma Dio ha bisogno di un alleato. Dio, quando vuole
liberare Israele dalla schiavitù, ha bisogno di un altro. Mosè si schermisce.
Lui fa tante obiezioni. Alla fine Dio lo capisce e dice: va bene, manderò
Aronne con te, capisco, hai bisogno di un alleato, non puoi fare da solo…
Tutto
è due, persino la parola di Dio diventa due “Una parola ha detto Dio, due ne ho
udite”. Queste due parole che si ascoltano sono delle alleate. Perché la parola
si realizzi bisogna che si stipuli una alleanza. Tutte le cose sono nate due a
due. Il mare e l’asciutto…
L’alleanza ha bisogno di sapienza
C’è
un fatto però, l’alleanza, che è la ragione dell’estetica della creazione, quindi
anche della creatura, ha bisogno di sapienza per essere davvero realizzata.
Diventa un compito di chi la trova iscritta dentro di sé. Non è bello che
l’uomo sia solo, l’uomo sente la solitudine e deve uscire da sé per stipulare
una alleanza. Non c’è niente di più difficile, niente che, partendo dallo
statuto della antropologia e teologia biblica, è così difficile da realizzare.
Ci vuole molta sapienza… sia per rendere opera questa alleanza, sia per
scansare i rischi dell’alleanza.
Le derive dell’alleanza: invidie, gelosie e
mormorazioni
Ci
sono sempre delle derive. Cominciano già con Caino e Abele. La relazione della
fraternità va costruita. A partire dal caso di Caino e Abele, la fraternità è
un punto di arrivo, non di partenza. Avevano lo stesso sangue, ma la vera
fraternità si ottiene con una alleanza. Fratelli si diventa. E abbiamo visto
che non ci sono riusciti. La prima nemica dell’alleanza è la gelosia. Caino si
ingelosisce del successo dell’offerta di suo fratello. La gelosia è qualcosa
che può facilmente spezzare una alleanza. Gelosie, invidie e, direbbe Papa
Francesco, mormorazioni.
Sara
ed Agar. Sara moglie di Abramo, Agar è la serva. Lei stessa dà la serva ad
Abramo, suo marito, perché potesse avere una discendenza. Poi però nasce
Ismaele, 14 anni dopo nasce Isacco. Ismaele, figlio della schiava, gioca con
Isacco, figlio della principessa. Giocano. Il gioco è un grande campo di
alleanza. Quando i bambini giocano assieme fanno davvero alleanza. Che
provengano da razze diverse o che siano di religione diversa. Ma anche qui,
vediamo quanto è difficile. Sara si ingelosisce, non sarà mai che il figlio della
schiava vorrà l’eredità? La tentazione viene dalla divisione di un testamento.
Anche oggi, spesso, nelle nostre famiglie. Quante persone non parlano più con
il proprio fratello o sorella, da decenni, anche i buoni cristiani, anche
persone in gambissima. Però, quando si divide l’eredità, è un momento di prova.
Dividiamo l’alleanza quando giochiamo l’alleanza sui beni. Sara scaccia suo
marito e gli intima di scacciare questa serva con suo figlio. Ci vuole
sapienza. Tutta la Bibbia è un grande testo sapienziale. Anche la legge, Torà,
significa insegnamento. La sapienza è la maestra della vita. Anche la legge è
frutto della sapienza. La legge è il dono all’interno dell’alleanza. La vita
sta nell’alleanza, se non ci fosse l’alleanza non ci sarebbe vita.
L’alleanza come teologia dell’elezione
Anche
il nome viene da una alleanza. Israele, seme di Dio. Giacobbe si chiamerà Israele
quando si legherà a Dio. Adonai prende il nome quando si lega a questo popolo.
Io mi sono legato a voi per amore, perché vi amo. Quando fa questo, il suo nome
diventa Adonai. Significa io sono colui che è. Io sono quello che sarò nella relazione
con voi. Questo è il nome di Dio. La persona è relazione nella Bibbia. Del
resto Dio creò l’essere umano maschio e femmina. La sessualità, il genere, il
sesso. Il sesso è già alleanza. Li creò esseri umani, maschio e femmina. Già
sono due. Antropologia biblica. E’ un compito poi il riconvergere l’uno verso
l’altro.
Sono
tante le tentazioni di divisione. Diventa il compito più difficile. Il mandato
di realizzarla. Sara stessa non ci riesce. Sara procurerà quella grande
divisione che tuttora resta, tra i discendenti di Ismaele e di Isacco.
Musulmani e ebrei e cristiani.
Quando
parliamo di alleanza tra Dio e Israele, c’è una deriva che si può creare
persino nel rapporto religioso. La proposta di alleanza del Sinai, Mosè, è
molto significativa. Dio dice: vi ho sollevato su ali di Aquila, vi ho portato
fuori dall’Egitto… se voi ascolterete la mia voce e custodirete la mia
alleanza, il rapporto stesso con Dio, è una scelta libera il farlo, se voi
farete questo, sarete il mio popolo. La parte mia nel mondo. E poi sarete un
regno prescelto, un popolo santo, un popolo mio… qui potete vedere la teologia
dell’elezione. Gli altri popoli sono di altre divinità, voi apparterrete
proprio a me. Dio è unico, è l’unico, come si direbbe in amore. Come nel
cantico dei cantici. Quando diciamo “il signore è uno” non è in senso
filosofico. Tu sei l’unico, il migliore, l’incomparabile…. Però poi Dio dice:
io sono un dio geloso. Anche Dio è geloso. C’è tutta una una parte di rapporto
tra Dio e il suo popolo che può arrivare alle derive…
Le derive dell’alleanza: la legge dello
sterminio
La
fedeltà a Dio nella conquista della terra significa la legge dello sterminio.
Significa che tu non ti dovrai contaminare con nessun popolo che è già lì. La
Bibbia è complessa. La Bibbia è sapienza. Invia tutti noi a decidere e a vedere
come si possa cadere in eccessi o in cose cruente. Come la legge dello
sterminio. Era fondata su: il popolo conquista la terra. Che era abitata. I
popoli indigeni di quella terra dovevano essere sterminati. E non si poteva
prendere niente. Tutto il popolo veniva punito perché violava l’alleanza. Questo
significava che questo popolo non si univa a nessun popolo. Questo è antico
testamento… no, anche lì ci sono diversi messaggi, diversi modi di vivere
questa alleanza. La legge dello sterminio, del non contaminarsi con nessun
popolo (per esempio sposarsi con …) perché quello significava contaminarsi con
la divinità di quel popolo…
Abramo: La sapienza viene dall’essere
bisognoso
Però
c’è una sapienza nel mettere in gioco questa alleanza. Che porterà a creare
relazioni con i popoli cananaici. Ritorno al libro di Genesi. Abramo. Abramo si
trova a vivere da straniero. E’ un uomo che vive una condizione di svantaggio.
Lui era uno straniero. Che poteva fare? Poteva fare due cose: o usare
prepotenza, operare atti di vandalismo nei confronti dei popoli che lì abitavano,
poteva fare la guerra. Invece decide di fare una alleanza C’è una intelligenza
in padre Abramo. Che gli viene dal fatto di essere bisognoso. E’ lui che è
bisognoso di una alleanza, quando il rapporto comincia. Abramo è intelligente e
scava un pozzo. La sua famiglia scava un pozzo, in un territorio di un re. Il
re abusa di questo pozzo, e dice: tu sei straniero, hai scavato un pozzo, uso
io questa acqua. L’acqua, la sete, è il primo luogo dove si fa una alleanza. La
sete, il primo bisogno primario. Bisogno di acqua, siamo fatti di acqua. Il
secondo sarà il pane. La bibbia è talmente sapienziale che attraverso dei
racconti fa comprendere che l’acqua, che è un bene di tutti, ha bisogno di
essere fruita con una alleanza. Abramo va da Abimelec e dice “Non è giusto che
i tuoi servi abbiano usurpato il pozzo, non permettendo alla mia famiglia di
bere”. Ad u certo punto si arriva addirittura ad interrare il pozzo pur di non
far bere la famiglia del migrante che è arrivato. Ma al pozzo troviamo un modo di vivere
l’alleanza che logora la legge dello sterminio. E’ una intelligenza ciò che
logorerà la legge integrista. Talvolta noi diciamo: per fedeltà dobbiamo
respingere tutti quelli che non ce l’hanno. E’ una forma di fedeltà. Ma Abramo è
più intelligente. Dice: quest’acqua serve a me e te. Abramo ha bisogno di Abimelec.
Ma anche Abimelec ha bisogno di Abramo. Perché se non fosse venuto Abramo, il
pozzo non ci sarebbe stato. Ma è Abramo, in condizione di bisogno, che ha la
sapienza per fare il primo passo. Come nella lettera agli esiliati di Geremia.
Invece di dire: adesso voi siete deportati nel paese dei nemici, difendetevi, chiudetevi
in una enclave… no, dice: collaborate al benessere del paese che vi ospita.
Perché dal loro benessere dipende il vostro benessere. C’è bisogno di sapienza.
Ruth e Noemi: l’alleanza è frutto del buon
senso
Un’altra
violazione dell’alleanza. Un’altra deriva. E’ il levitico, sono tutte leggi di
purità, come il libro dei proverbi “non
farti accalappiare dalla donna straniera, perché lo straniero è impuro per
statuto”. Anche Gesù ne patirà di questa concezione della purezza. Ma Noemi
quando ci fu la carestia a Betlemme che fece? Andò a Moab. I suoi figli sposarono
due moabite. E’ vero, c’è scritto non ti devi contaminare, ma poi si sposano
con la donna straniera. Quando c’è la carestia, devo per forza emigrare. Arriva
la carestia e l’intelligenza, la sapienza, il buon senso, dice che devi fare
l’alleanza. Non puoi vivere senza. Non puoi vivere senza alleanze. Non puoi
avre l’acqua e non puoi avere il pane, senza alleanza. Ecco cosa è l’alleanza:
il frutto di una sapienza. Il frutto del buon senso. Noemi dice alle due nuore:
restate qui e io torno in giudea. Ruth, la straniera, che fa? Si lega a doppio
filo a sua suocera. Il libro del Siracidre dice: due sono le cose difficilissime.
La terza lo è di più. Andare d’accordo con un vicino, non litigare con il
fratello quando si divide l’eredità e che una nuora vada d’accordo con la
suocera. Però ci sono Ruth e Noemi. Ruth segue Noemi e dice: Dove tu andrai, io
andrò. Io tuo popolo, sarà il mio popolo. Il tuo Dio, sarà il mio Dio. E’ il
dio dell’alleanza. Questo Dio sarà il dio di due donne: la straniera e l’oriunda,
che hanno capito che il loro vuoto, di cibo e di figli, si colmerà proprio in
virtù di questo patto. Le parole di Ruth sono un formulario di alleanza.
Anche il ricco ha bisogno dell’alleanza, ma
se ne accorge dopo il povero
Anche
il ricco ha bisogno dell’alleanza, ma se ne accorge dopo. Il povero se ne
accorge prima. Il ricco ha bisogno dell’iniziativa del povero. Ecco perché
nella Bibbia i poveri sono così importanti. Il povero è quello che sa di non
potersi dare la salvezza da solo. Il presente. L’acqua, il pane… la Laudato si,
il primo tema è l’acqua. Se non c’è condivisione, si rischia tutti di morire di sete, non solo
quelli della fascia centrale dell’africa. Ringraziamo i poveri, anche quelli
che salgono qui da noi. Perché ci ricordano che bisogna fare delle alleanze.
La deriva della alleanza: la corruzione
La
corruzione è una nemica dell’alleanza. In Isaia 1, c’è il lamento funebre su Gerusalemme,
come mai? Perché? Perché è diventata una prostituta. La città fedele ha sciolto
l’alleanza. Che ha fatto? Come è stato possibile? Ha seguito altri Dei? No, non
si dice. Si è corrotta. La corruzione è una mistificazione dell’alleanza. E’ un
tradimento coperto, io ti tradisco ma non si vede. Questa è una cosa aborrita
dai profeti, al punto che Dio, per bocca del profeta, dice: non sopporto le
vostre feste, i vostri sacrifici, non voglio che veniate più al tempio, perché
i vostri sacrifici sono corrotti. I tuoi capi non stanno più nell’alleanza. I
tuoi capi, cioè quelli che dovrebbero garantire la fedeltà, non stanno dentro
l’alleanza. A parole si, ma nella realtà no. Perché sono complici di ladri. La
corruzione è la frattura di una alleanza a favore della complicità. La
complicità è la corruzione della alleanza. Nella Bibbia nessuno infrange
l’alleanza positiva che ha scelto, senza legarsi con una complicità. Nessuno
infrange per stare solo. Comunque c’è già sempre l’attrazione di un complice,
che sono dei ladri, è un usurpatore. Come si vede la deriva? Dal fatto che i
capi non rendono più giustizia all’orfano, che la causa della vedova a loro non
giunge. Chi sono gli orfani, la vedova, gli stranieri, i poveri ed i leviti? Sono
le 5 categorie di cui un re si deve occupare. Perché le altre categorie sanno
difendersi da sole. Ma il re è il padre dei poveri. Perché queste sono le
persone emblematiche. Sono coloro che, anche dal punto di vista del diritto,
non ce la possono fare a vivere da sole. Da dove si vede che i capi sono
complici di ladri? Una alleanza è sempre a tre. L’alleanza la fa il popolo con
Dio, ma mentre la fa con Dio la fa anche con i fratelli. Questo è molto chiaro.
E può essere molto utile per noi e per i nostri politici. Se la vedova non
riesce a fare arrivare la sua causa. Non solo non la vince. Ma se non riesce
nemmeno ad intentarla, l’alleanza è stata corrotta.
L’alleanza
è una lealtà. Il capo ce l’ha verso il suo popolo. Quando Gerusalemme verrà
distrutta, i profeti diranno: perché? Il superficiale dice: è stata distrutta
perché l’esercito di Nabucodonosor è più grande. Ma, no, i profeti non dicono
questo. E’ stata distrutta perché era già come un vaso crepato. Un vaso che sembra
intatto ma basta fare così e si rompe. Non c’era più il collante, non c’era più
giustizia e diritto. L’alleanza è giustizia e diritto.
Ma i
profeti non accusano solo i capi. Certamente, i capi in primis. Poi i
sacerdoti. Perché sono quelli che dicono che l’alleanza è un impegno preso con
Dio. E attraverso cui Dio si è alleato a sua volta con noi. Ma non con qualcuno
di noi, non con una corporazione, non con la casta sacerdotale. Dio si è
alleato con tutto il popolo, con la vedova, con l’orfano, con lo straniero.
Quindi il destino di questo popolo è stato giurato. Dio se ne prende cura. Ma
il sacerdote che viene al tempio con le mani sporche di sangue, pretende di
corrompere Dio. Pensa che Dio sia corruttibile. Cercate di dare a Dio la vostra
parte. Per metterlo a tacere. Questa è la perversione del culto. La perversione
del culto è uno dei delitti più gravi nei confronti dell’alleanza.
Il
sacerdote inciampa di giorno, il profeta inciampa di notte. Il profetismo era un
po’ il giornalismo di ieri. Oggi abbiamo la post verità. La responsabilità dei
capi, dei sacerdoti e dei profeti. Il profeta è la sentinella. Ha un ruolo.
Deve dire. Deve trovare dove è lo spacco della alleanza. Deve dire dove c’è una
relazione saltata, questo deve fare il profeta, questo deve fare la chiesa
nella società. Non cristianizzare. Guarire le ferite.
E
poi, però, tutti i profeti dicono che tutto il popolo è corresponsabile. Tutti
hanno peccato.
La deriva dell’alleanza: il potere
Nella
comunità cristiana quando c’è l’alleanza? Cosa rompe l’alleanza? Non è il
sangue, il sacrificio. Il sangue nell’alleanza c’è sempre stato. Gesù dice “Questo
calice è la nuova alleanza”. Nel suo sangue c’è l’alleanza. Ma che succede subito
dopo nel vangelo di Luca? Quella stessa sera, subito dopo che Gesù ha
pronunciato queste parole, si racconta un fatto: uno di voi mi tradirà. E lì tra
loro nasce il sospetto. Questo è già un segno molto chiaro e molto negativo. E’
interessante perché lì mi sarei aspettata dai 12, quanto meno dagli 11 (Giuda
si era già fatto complice)… invece loro si guardavano l’un l’altro con
sospetto. Chi sarà di noi? Il sospetto è il segno della fine dell’alleanza.
Loro formavano una famiglia. Gesù se ne era andato dalla famiglia e si era
legato con loro. Gesù sta per morire e loro discutono tra loro di chi fosse il
più grande. Anche questa è una bella botta. Il potere è un nemico
dell’alleanza. Non sto dicendo l’autorità. Che serve. Il potere significa: chi
di noi è il più grande? Gesù stava andando a morire, c’è un gran cattivo gusto,
lui stava andando a morire, lui muore, lui è il capo, e loro… chi di noi è il
capo? Che vuol dire, se lui muore, chi diventa il capo di questa comunità? Si
era rotta la loro alleanza tra loro ma anche con Gesù. Poi Gesù fa un ultimo
atto di sapienza e di carità, spiega “I re delle nazioni le dominano. Tra voi
non sia così. Chi vuole essere il primo, sarà il servo e sarà il diacono. Io
sono in mezzo a voi come un diacono”. E quindi
Gesù mostra il come in una comunità sia possibile fare una alleanza. Nella
diaconia vicendevole. Il servizio rende possibile una alleanza. Le complicità
sono fatte di rapine e interessi individuali. Si litiga per spartirsi il bottino.
Nella comunità come va poi dopo? Atti 15. Il Concilio di Gerusalemme. Il
concilio cosa mostra? Quel sangue si trasforma in parola. Davvero il vangelo è
parola, annuncio, kerigma, questo kerigma asciuga quel sangue. Il suo sangue,
che ha offerto come atto di amore estremo, si trasforma in parola. Basta con i
sacrifici. Senza alleanza ci sarà sempre sangue e sempre sacrificio L’alleanza
diventa parola e diventa comunione. Non devono essere più divisi. Ecco il
significato eucaristico dell’alleanza.
Per fare alleanza bisogna discutere
animatamente e dissentire
Il
concilio di Gerusalemme, alla fine del primo viaggio missionario di Paolo, ci
sono delle divisioni molto forti, grandi scontri, sono già morti Stefano e
Giacomo. Poi queste divisioni cominciano a maturare anche nella comunità
cristiana. Perché nella comunità ci sono quelli che vengono dal giudaismo e
quelli che vengono da altre culture. Le divisioni crescono dentro la counità.
La prima comunità cristiana è a Gerusalemme. Il cristianesimo è un pollone
dell’albero del giudaismo. Se non vi fate circoncidere, non potete essere
salvati. Bisogna osservare la tradizione. La salvezza viene dalla
circoncisione. Parlano ai cristiani. E’ l’idea che nella comunità non si devono
fare riforme. Bisogna mantenere, conservare quello che c’è finora. Quanto è difficile
riformare. Il concilio di Gerusalemme c’è riuscito. Quello che è accaduto può
ancora accadere. Sapienza ebraica. Ma stavolta in positivo. C’è stata una
riforma. Può esserci ancora. Fino ad allora nella chiesa di Gerusalemme si
facevano circoncidere. Ma i non giudei non volevano circoncidersi. Allora, che
facciamo? Lo scisma? Erano talmente rigidi nelle loro posizioni che bisognava dividersi.
Come fanno in questo primo concilio? Paolo e Barnaba dissentivano e discutevano
animatamente. Per fare alleanza bisogna discutere. Forse questo la chiesa
cattolica l’ha un po’ perso, pensando che la fede sia acquiescenza. Invece la
fede non è consenso, è anche dissenso. La fede vive di alleanza, non di
consenso. L’alleanza prevede che tu abbia un nome ed io te lo riconosca. E tu
abbia una tua idea, e un tuo diritto di parlare ad un concilio. Al concetto di
alleanza sottostà l’idea dell’altro. Altro come qualcuno anche che si contrappone
a te. Loro dissentivano, discutevano. E fu stabilito che salissero a Gerusalemme.
Per fare alleanza bisogna vedersi in faccia. Trovarsi. Come va a finire? Con Pietro
e Giacomo, le autorità della chiesa di Gerusalemme. L’alleanza ha bisogno anche
di riconoscere l’autorevolezza di alcune persone. Perchè la comunità possa
riformarsi deve accettare la autorevolezza di un Pietro. Pietro ha ascoltato la
grande discussione. Hanno discusso. Si sono visti. Tutti hanno potuto parlare.
Tutti sono stati ascoltati.
Ad un certo punto Pietro si alza e dice: per bocca
mia le nazioni ascoltino. Qual è la differenza tra chi esercita il potere e chi
esercita l’autorità. Chi esercita il potere domina. Chi esercita l’autorità è
un collante. Pietro si mette in mezzo. Pietro dice: viene da Dio il fatto che i
pagani possano avere la salvezza come noi, perché hanno avuto lo Spirito Santo.
Di cosa era fatta l’alleanza? La circoncisione era il segno dell’alleanza. Il
giudeo ne faceva un segno elitario. Di chiusura. Di esclusione. Per sé. E per
non riconoscere la possibilità che Dio si alleasse anche con gli altri. Pietro
dice che il segno dell’alleanza è lo Spirito Santo. L’alleanza da esclusiva
diventa inclusiva. Perché pur non avendo
osservato tutte le leggi di purità, sono stati purificati con la fede. Chi ha creduto
è entrato nell’alleanza. L’alleanza ha bisogno di fede. Della fede, della
speranza e della carità. E Ha bisogno della sapienza. Per noi la chiesa non ci
sarebbe stata se non ci fosse stata la riforma del concilio di Gerusalemme: una
alleanza che non rispondesse ad una legge di privilegio, di gelosia, di
esclusività e quindi di cancellazione di tutti, per difesa. Ma una alleanza di
inclusività, accoglienza, apertura. E’ questo che renderà solida la comunità
cristiana. Pietro dice: noi crediamo che per grazia del Signore Gesù siamo stati
salvati. Non imponete un gioco che noi stessi e i nostri padri non abbiamo
saputo portare.
Pietro,
Giacomo, Paolo, Barnaba. Non c’è mai un uomo solo al comando nella comunità.
Soprattutto quando si vogliono fare riforme. C’è Giacomo: per favore, non
importunate, questa alleanza è già fatta. Barnaba e Paolo hanno vinto. La
riforma c’è stata, non bisognerà farsi circoncidere, saremo salvati dalla
grazia, dal sangue. E’ anche un
capolavoro di diplomazia. E poi ci sono anche le mediazioni, i piccoli compromessi.
Alcune cose della tradizione restano…
Sul sito www.acli.it La registrazione integrale dell'intervento