Buon
giorno a voi, grazie di questo invito, che mi fa anche un po’ paura, per la
verità. Ieri sera a tavola i miei confratelli mi hanno chiesto: “Che peccato
hai fatto per finire così?”. Mi stanno
sgridando perché sono vecchio e sono sempre in giro. Siccome non si fidano più
della mia guida c’è sempre una vittima che mi deve accompagnare. Ieri ero di
ritorno da Roma, con questi treni svelti, c’era stata la giornata dedicata alla
pastorale della sanità... Giornata iniziata da Papa Giovanni Paolo II. Ieri il
Papa ci ha ricevuto, con un bellissimo discorso, che entra anche nel mio
tentativo di relazione di questa mattina.
A
proposito di queste alleanze, le alleanze sono poi nella concretezza della vita,
la vicenda e l’avventura di ciascuno di noi, nel quotidiano. Opportunità,
richiami, attenzioni, sconfitte, gioie, pianto, che di fatto si rivela
improvvisamente come il cespuglio che ardeva e non si consumava nel deserto.
Attrasse l’attenzione di Mosè e fu fatale per il popolo di Dio.
Ho
pensato di raccogliere le molte alleanze in tre direzioni: la prima e la terza
mi sono suggerite dall’argentino piombato a Roma, la seconda dalla mia
tradizione politico ecclesiale:
1.
la povertà e i poveri
2.
il lavoro
3.
il dramma dello scarto.
Il
dramma dello scarto, ieri il Papa l’ha ripreso con un esempio semplice. Ha
voluto avvertire tutti noi che dobbiamo stare molto attenti, perché quando si
introdurrà anche nel nostro sistema sanitario quello che è presente in tutti i
sistemi del mondo, arretrerà l’offerta di cura ad ogni persona. Ieri il Papa diceva
che anche nel nostro mondo è cominciata la vicenda dello scarto per quelle
persone e quelle situazioni della vita che è bene che scompaiano.
Completo
l’esemplificazione del terzo tema con una annotazione sui civilissimi paesi del
nord Europa. Se ti ammali di tumore, ci sono terapie significative e di buona
fama. Se hai meno di 70 anni sono gratis, se ne hai di più, le paghi. E’
psicologicamente notevole, perché quando compi gli anni, entri nella situazione
dello scartato. Culturalmente e psicologicamente è uno scatto alto. Anche
perché noi avremmo una tradizione per cui al crescere della debolezza deve
crescere la carezza… Lì lo scarto è per età. In altri posti perché sei troppo povero. Il
messaggio è: non servi!
La povertà e i poveri
Il
tema dei poveri. Papa Giovanni “sciupa” 2 anni di preparazione del Concilio,
mandando lettere, chiedendo risposte, ma l’11 ottobre 1962, inaugurando il
Concilio Vaticano II, il vecchio papa grassotto fece l’omelia che prende il
nome di “Esulta la madre chiesa” e tutte le direzioni date saltarono per aria.
Perché il papa aveva aperto un tale orizzonte di ricerca di speranza di Dio che
tutta la preparazione è felicemente, fallita.
Quelli
che c’erano sono tutti in paradiso, meno mons. Bettazzi. Loro si sono trovati a
dire: adesso cosa facciamo? Era ottobre. Prevedevano che a Natale fosse la fine
del Concilio. Prevedevano che entro Natale si dicesse: “questo è giusto, questo
è sbagliato”. Avevano dovuto pagare biglietti aerei. E avevano dovuto pagarli
anche per quelli che venivano dall’Africa e da altrove e che non avevano i
soldi…Quindi si capiva che bisognava fare alla svelta. E invece… tutto si trovò
allo scoperto. Da quella data, antivigilia di Natale, si doveva trovare il tema
del Concilio. La chiesa di Bologna fece bella figura, era il 6 dicembre, si era
vicinissimi alla fine, era San Nicola da Bari, l’arcivescovo di Bologna, Il
card. Lercaro, fece un intervento con un testo preparato da Dossetti, sul tema “Chiesa
povera dei poveri”. Proponendo che fosse la chiave di interpretazione della Chiesa.
Era una proposta rivoluzionaria, che non ebbe seguito nel concilio. Chiesa
povera dei poveri, di questo professore, parroco, improvvisamente nominato
arcivescovo di Palermo, dove c’erano 7 cardinali candidati. Dopo l’elezione
Bergoglio ha detto di aver fatto un sogno: “Chiesa povera dei poveri”. Lui non
era in diretta conoscenza dell’antica uscita, quindi questa sarebbe una altra
via con la quale la faccenda è arrivata.
Chiesa povera.
“Chiesa
povera dei poveri” è interessante, ma bisogna avere pazienza. E’ facile
scivolare sulla seconda parte. Chiesa che vuole essere difensore dei poveri,
madre dei poveri, è bellissimo ma può portare equivoci, come era, secondo me, con
un arcivescovo notevole del mio recente passato. Ma io dovevo stare zitto. Ci vedevano a cena una volta alla settimana,
cene di grandi litigi, grandi abbracci finali. Io non ero male nella
discussione, ma dovevo obbedire. Come quella volta che lui aveva detto a tutti
i giornali che il governo doveva ricevere gli stranieri solo se cristiani.
Imaginate la reazione generale, per il venerdì viene preparata anche una
conferenza stampa, in cui lui doveva spiegare a tutti. Solo che poi lui era
impegnato, e mandava me a dare risposta… Io mi esponevo a scandali vertiginosi
e lui si incavolava perché non ero stato abbastanza forte nel sostenere le sue
tesi… Un uomo come lui, intelligente, milanese, aveva la fede (cosa che non è
poco per un vescovo) sosteneva che per aiutare molto i poveri bisognava essere
molto ricchi. La chiesa doveva essere molto ricca per aiutare i molti poveri.
L’alleanza
fondamentale è la chiesa povera. Tu sei un povero. Cosa vuol dire che noi siamo
poveri? Cosa vuol dire che la chiesa è essenzialmente povera? Vi devo riportare
indietro al popolo ebraico, a quel piccolo popolo di pastori. Non avevano le
piramidi (come gli egiziani) e i codici di Hammurabi. Erano un piccolo popolo.
Autoreferenziale in modo insopportabile. Ma Dio li ha scelti. Perché? Ogni
volta che gli sarà chiesto Lui darà sempre stessa risposta: perché vi amo. E
perché? Perché vi amo. Punto. L’amore non ha bisogno di ragioni. Ti amo così
come sei. E lo ha riempito dei suoi doni.
Tutto quello che sei e hai è grazia
Tutto
quello che questo piccolo popolo ha, e ne ha, è grazia ed amore di Dio. Quello
che tu sei e hai, è grazia. Tu hai la responsabilità del molto e del troppo che
hai. Tutto è dono. Abbiamo ricevuto. Tutto è frutto della misericordia di Dio
per la mia miseria. La mattina deve cominciare con il perdono e la sera finire
con il perdono, perché non funziono per niente. E nel mezzo… altri regali.
C’è
un termine in dialetto: spianzina. Si dice che a noi vecchi viene questo
problema. “Sono pieno di spianzina”. Se mi succede è irrefrenabile. E mi succede
pocchissimo per i guai. Mi succede in modo implacabile per le cose belle che
succedono. Come questo nuovo vescovo… mi fa singhiozzare di commozione, di
gioia. Mi chiama e mi dice: “Ti dispiace se ci diamo del tu?” Ma certo, mi va
benissimo, perchè tu per me sei un ragazzo padre. Come vescovo sei mio padre,
come età sei un “cinazzo”, un ragazzo. Sei il mio ragazzo padre.
Ieri
eravamo dal Papa. 300 persone, su questa scala, messe in ordine di autorità, prima
il cardinale, poi i vescovi, poi i capi, poi noi, invitati di serie b. con il cartellino
azzurro, che valeva poco. E il Papa inizia a salutare. Pazienza, penso, non ci
succederà che ci chiami. Invece il Papa ha un accordo con gli inservienti, quando
fa questo gesto, vuol dire che li vuol vedere tutti. E’ stato 2 ore in piedi,
con i sorrisi. Un sorriso e una stretta di mano. Ma a me è cominciata la
spianzina. Mi ero preparato un frase. Quando sono arrivato sotto, “Ti voglio
dire una cosa: grazie per il vescovo che ci hai mandato”. E sono riuscito a
dirgliela. E lui “Adesso ti devo fare io una domanda: ma questo vescovo, che è
sempre dappertutto, riuscite a trovarlo nel suo episcopio?” “Lo troviamo
dappertutto, dove è. E poi lui dappertutto lui ci cerca!”.
Vengo
da una famiglia laica e cristiana. Sono il primo prete nella storia della famiglia.
Eravamo una famiglia di notai. Era il primogenito, ho venduto per un piatto di
lenticchie la primogenitura al secondo. Noi che siamo qui, siamo tutti qui per
i regali che abbiamo ricevuto. Tutto quello che la Chiesa è, lo riceve dal Buon
Dio che la ama. Non dipendendo da meriti e conquiste. Questo è fonte di stupore.
“Esultai quando mi dissero andiamo alla casa del Signore”. Anche la preghiera
cristiana è stupore.
La
sapienza della Chiesa povera, bisogna che noi un po’ la riscopriamo. La Chiesa
povera, insieme a tutti i poveri. Chiesa che condivide la povertà. Lo splendore
della chiesa è che voi siete qui perché avete un problema grossissimo. Con
tutto quello che avete ricevuto… avete molto da restituire! Chi ha ricevuto
poco, ha poco da dare.
Se uno non è amato fa fatica!
Mi è
capitato molte volte di essere chiamato da neonatologia, mi portano davanti ad
una scatolina di vetro perché il problema che c’è dentro è troppo grosso. La
legge consentiva che se uno ha un problema troppo grosso, appena nato, può fare
dismissione di paternità. Quindi il Presidente del tribunale si fa cicogna e
vede se c’è un tetto dove depositare questo problema troppo grande. Allora mi
mettono uno scafandro verde… tutto è capitato con Carlino, bambino down, me lo
sono portato via in un ospedale, me lo sono portato sotto la Madonna. C’era la messa
della sera, mi sono messo i paramenti, ho messo la cesta sotto l’altare. “Mi è capitato
questo bambino. Io me lo tengo io. Ma se trovate voi di meglio…”. A quel tempo non c’era un grande meccanismo di registrazione
comunale. Nel mio stato di famiglia mi sono passati parecchi figli. Meno uno,
che c’è ancora, sono durati poco. Perché qualcuno arrivava a prenderlo.
Questi
piccolini hanno un problema. Carlino lo tenevano nascosto nelle camere delle
culle con il vetro. Lui non aveva necessità. Ma il primario era preoccupato.
Lui non è stato voluto. Lui ha imparato a mangiare da solo. Gli mettevano il
biberon, lui girava la testa e mangiava. Si impara. Ma questa cosa poi la si
paga. Perché uno fin dal principio ha bisogno di essere amato. Freud, che è
ebreo eretico, ci piglia. Quando una amica resta incinta gli suggerisco sempre
di dire “Son contento che vieni”. Perché si senta amato da subito, già da prima
di nascere.
Ad
un certo punto Carlino non è di nessuno. Impara a mangiare da solo. E’ una roba
da matti. Quindi è chiaro che poi farà fatica. Se lo pigliate in casa, Carlino
è un soggetto. La prima cosa che fa è che prende il vaso della zia e buttarlo
per terra. Perché? Perché ha bisogno che tu gli vuoi bene lo stesso. E ha
bisogno di essere il prediletto. Perché c’è un vuoto dietro. E c’è il bisogno
di cercare di riempirlo.
Io vado
in carcere, non vado da 600 mascalzoni, vado da 600 persone che è certo che
sono state amate molto meno di me. Perchè l’amore non è legato alla natura e
non è parole. L’amore è un’esperienza. Non solo per la Bibbia. Se uno non è
stato amato, fa una fatica!!! E siccome non è stato amato è più teso, più
nervoso e farà stupidate, poi ne farà una più grossa e poi diremo che è un malfattore….
Amare perché siamo già stati amati diventa persino un lusso. Mai pari a chi ama senza prima essere stato amato.
Voi
siete qui, siete stati molto amati. Noi siamo stati molto amati, se no non
saremmo a Bose. Noi viviamo con un debito. Tutto l’amore ricevuto dobbiamo
restituirlo. Ho da restituire un sacco d’amore. Chi ci separerà dall’amore di
Dio? Né questo, né questo, né questo. E quindi noi abbiamo esperienza della
nostra povertà continuamente visitata dalla ricchezza. Ci è chiesto di pagare
il debito. Diventa persino un lusso “amare perché siamo già stati amati”. Non
sarai mai pari a chi ama senza prima essere stato amato…
Se
hai 3 figli, vuoi bene a tutti e tre. Ma ne vuoi di più ad uno, perché funziona
meno. Se funziona meno la tua testa è sempre lì. Ti fa impazzire ma se qualcuno
dice qualcosa su di lui lo difendi. Perché è tuo. Siccome è in svantaggio è
terribilmente tuo. A Bologna c’è un piccolo gruppo di donne, ormai con una
certa età, che tutte le sere escono da casa per la città non prestissimo, verso
10.30 e girano perché hanno perso i loro figli... Sono persone scomparse.
Scappati via, droga… non si sono più ritrovati. E le donne vanno a cercarli.
Sanno che non li troveranno. Ma li vanno a cercare. Si vive d’amore.
La Chiesa
è chiamata a questo. Non ad essere una Chiesa che semplicemente protegge i
poveri, ma che scopre nella sua povertà questa ricchezza. Che riconosce il
debito infinito. E’ per questo che se la chiesa è se stessa, è una fonte
meravigliosa. Ha una molteplicità di energie… la cosa più grande che Dio ha
regalato è l’amore…
Che nessuno se ne vada non perdonato
L’argentino
piombato a Roma ha fatto saltare un sacco di libri studiati. La misericordia è
che per quanto tu abbia fatto un guaio, l’amore di Dio è più grande del tuo
guaio. Lui raduna un gruppo di preti e chiede: non ci sia nessuno, tra chi
viene a confessarsi, che vada via non perdonato. Gli dicono, ascolta, ci sono
12 casi in cui… Lui non ha cambiato i libri… ma lui ha detto: che nessuno se ne
vada non perdonato… è un debito infinito…
Se
uno anche non ha la fede, ma ama, ha tutto. E’ il testo di Matteo. E’ un testo che
noi a volte pensiamo per noi, ma è dedicato ai paganoni, ai buddisti, agli atei...
Alla fine Gesù convoca tutti e gli fa discorsino: perché ho avuto fame, sete…
ma quando mai ti abbiamo visto… ? Tutte le volte che l’avete fatto ai più
piccoli… perché l’amore è più potente della fede. E c’è questa meraviglia, nella
chiamata alla salvezza. Anche di chi non crede in Dio e in Gesù Cristo…
Io ho
già due parrocchie. Dozza e Santorsola. Però sotto sotto ho una piccola
parrocchietta di atei che si chiamano “gli atei e non” perché non proprio tutti
sono atei. E ci vediamo una volta al mese, con regolarità. Uno deve proporre un
tema per la volta dopo. Una volta soldi, donne, morte… c’è sempre un tema che
si tratta. E ci vogliamo bene. Al punto che adesso loro vogliono che conosciamo
l’arcivescovo. Bisogna che gli diciamo chi siamo. Io ce l’avevo da prima,
gliel’ho detto al mio vescovo “Devo dire che da stasera frequenterò sempre
cattive compagnie” e lui “Basta che non mi dici chi sono…”. Quando ha smesso l’ufficio ormai i legami c’erano
già. Siamo rimasti amici. Mi interessa molto. E’ una delizia di riposo. Sono
fortunatissimo, ho 3 parrocchie meravigliose.
Una
sera esce uno che fa un discorso, giusto, contro il suicidio assistito. Contro
l’eutanasia. Che non sta bene. Però quando i vescovi mi chiedono: si pratica
eutanasia dove sei tu? Io rispondo: Eutanasia non ne ho vista, fino a
stamattina, accanimento terapeutico si, bestiale. Io ve lo dico, attenzione in
ospedale, e se siete in un ospedale universitario, scappate! C’è la disumanizzazione
della morte. Non ti lasciano mai crepare. Non curano il malato, curano la
malattia. Ti dicono… “La scienza se no non andrebbe avanti…” “Va bene, ma con
mia nonna no!, Io non la faccio animaletto da esperimento…”.
Labor vuol dire fatica.
Una
sera in automobile sull’ Appennino, io avevo 300 anni di meno, avevo 23 anni,
mi stavo laureando in teologia, ero fidanzato con quella ragazza, facevo l’autista,
in macchina c’erano 2 padri della costituzione. Si davano della giangia per
quel primo articolo della costituzione. E quello a nord degli appennini diceva
a quello che stava a sud: noi nordisti la capiamo più di voi, non la intendiamo
solo in direzione marxiana di produzione di oggetti e servizi. Per noi il lavoro
è più ampiamente e latinamente fatica. Labor vuol dire fatica. (Labor come quel
vecchio presidente delle Acli, ho studiato le Acli ultimamente….).
E’
la fatica del bambino per imparare a scrivere, l’artista per perfezionare
l’arte. Se tu mi incontri sulla porta dell’ospedale di Bologna, dici “Sono
venuto a trovare mio papà” “Come l’hai trovato oggi?” “E’ un più brutto
lavoro”. E’ la più brutta fatica. Per dire che il papà sta male. Che forse sta
facendo la sua ultima fatica, si usa il termine lavoro, per quel lavoro lì.
La Repubblica è fondata sul lavoro, cioè sull'opera di tutti.
Noi
abbiamo capito meglio che è la repubblica è fondata sul lavoro nel senso che è fondata
sull’opera di tutti, la società è viva perché tutti la edificano con la loro
fatica, con il loro lavoro. In questa accezione il lavoro non è l’operaio e lo
stipendio. E’ l’espressione della persona, è l’identità personale, è la sua
opera positiva. Non sarà sempre retribuita, non sarà sempre produttiva. Il
nonno non produce niente, ma che esempio dà…
Ultimamente
mi è venuta voglia di fare una buona morte. Di morire bene. Perché grandi
esempi in vita non li ho dati, posso però fare una buona fine. Quello può
essere un lavoro. Tutto diventa prezioso. E tutto allora viene dalla parola
lavoro, accolto, aiutato, compensato. E’ vero che se non avessi tanto ricevuto
non avrei lavoro da fare. Se so di aver ricevuto, non posso che mettere in
opera quello che ho ricevuto.
La
mia maestra di seconda mi faceva fare la riga in mezzo alla lavagna, noi
dovevamo segnare i buoni e cattivi. A sinistra i cattivi, perché i cattivi sono
sempre a sinistra… Dopo però mio papà veniva a prendermi e diceva: chi hai
messo tra i cattivi…? E, ma quello lì, però, ti ha dato la merenda quando tu
l’avevi dimenticata… e tra i buoni…? Ma se è un carognino che mette la mano
davanti quando scrive per non farti copiare… allora io sono andato in prima
media pensando che ci fosse solo uno buono: Gesù. Poi viene il professore di
religione e ti distrugge anche quello: non ti ricordi? Che ha detto Gesù? Nessuno è buono, se non
Dio.
Il lavoro
certo, è un tema delicatissimo. E’ un disastro… se trovi lavoro per uno
straniero i lavoratori italiani corrono a vedere se non stai rubando loro
qualcosa… “Dai, tu non andresti a smerdare i fiumi, lasciagli il compensino… “.
Ci metti un anno ad avere un permessino… ma uno che arriva dal Benin, che ha attraversato
il deserto, che è un morto di fame e non è nella nostra concezione di lavoro,
per lui dire che il lavoro inizia alle 8 è una cosa da matti. Per lui il giorno
inizia quando inizia la luce. Dal paesino la corriera parte alle 4 del mattino.
La gente va a dormire in piazza. L’autista si sveglia, Dà una suonata e salgono
e si riaddormentano. Dire vieni a questa ora? Non vuol dire niente per loro…Avremmo
bisogno di una legislazione speciale, provvisoria. E’ pazzesco pensare di
inserirli nel nostro sistema produttivo.
Il lavoro esprime, dà un posto, riconosce.
Il
problema del lavoro è gravissimo. E’ fondamentale. Perché il lavoro esprime, dà
un posto, riconosce. Nella crisi che abbiamo avuto, qual è la crisi più grave?
I 50 enni. Un uomo di 45-50 anni, lasciato a casa dal lavoro, 9 su 10 non lo
troverà più. E’ anche aumentato moltissimo il volontariato. Pur di non
risultare inutile e trovarsi alle 10 di mattina davanti alla tv, fai qualsiasi
cosa…. La moglie si è messa fare la badante al posto della badante. Ma io? Noi
abbiamo avuto crisi. Abbiamo crisi di identità spaventose!
Questa
vita così lunga… Bologna, sapete che è città più longeva del mondo. Siamo
vecchissimi. Che vuol dire 9 vecchie e 1 vecchio. Quindi appartamenti grandi e
vecchie che si aggirano appoggiandosi alle pareti. Stiamo cercando di dire… non
è che quella mamma con il bambino che è arrivata… magari… il che vuol dire poi
fare 3 telefonate al giorno, tramite i volontari… “tutto bene? Tutto ok?” Serve che
sia assistitissimo… perché il minimo incidente è un disastro… ma se riesce….
C’ho
un sacco di grane giuridiche io in ospedale… perché se uno è vecchio i figli
vanno 1 volta alla settimana a trovarlo. Ma gli hanno trovato una buona badante,
che tra l’altro non è brutta. È anche affettuosa. Risultato: si innamora. Si
indebolisce, viene in ospedale. Si avvicinano i tempi finali, la sposa. Mitra
puntato di tutti parenti. Ma Giovanni è incosciente? Mio padre era presente? “Che
ti devo dire? Io l’ho sposato seguendo le regole. Quella donna ha realizzato un
rapporto sentimentale, che ti devo dire…. Essere vecchio è un atto difficile.
Ma essere vecchi da soli è una grande impresa, per molti è insopportabile. Se
c’è uno che mi vuole bene… se c’è una persona che mi vuol bene…nasce un
legame”.
Il
lavoro. Voi ve ne intendete più di me.. Parlo con voi. Il lavoro per voi non
può non essere il tema principale.
A
volte mi chiedo se il Papa non sia l’unico uomo politico del mondo. Gli altri
fanno amministrazione. Lui fa politica. E un cristiano deve fare politica.
Politica come la intende Dossetti e Milani, quella bisogna farla. Perché dice
Dossetti che la politica è un’idea che ti viene e siccome ti viene non puoi
tenerla per te, la devi comunicare. E se ami la tua gente devi fare in modo che
quella idea buona si affermi. E’ un tuo dovere. Don Lorenzo, la gioia di fare
una cosa, non da soli, ma insieme. E’ arte cristiana sublime. Questo Papa non
scherza. Lui va tranquillo…
Lo scarto
Vi
parlo dello scarto. Anche in italia? E perché, c’e ancora lotta di classe in Italia?
No… ma voi vi ricordate una data importantissima della storia? 1 luglio 1949?
Cos’è? In quel giorno i comunisti sono stati scomunicati. Essendo della bassa
padana, io ho trovato molte volte donne che raccontavano “mio padre, quel primo
luglio, ha detto loro - vado per l’ultima volta in chiesa. Portamici per il mio
funerale”. Chiuso. Perché la lotta politica e l’antipatia ideologica superava
la fede di tanta povera gente. Quella scomunica non è mai stata tolta. Ci hanno
pensato i comunisti. Non c’è più nessun comunista… gli unici sono cattolici,
eretici anche rispetto al marxismo…
La lotta chiede azione, inimicizia, affronto.
La
lotta chiede una azione, una inimicizia, un affronto. Adesso l’idea è lo
scarto. Viaggio in una terra e in una metropoli del terzo mondo. In Tanzania,
con il mio arcivescovo, perché non era stato ancora nella nostra missione. Si
arriva alla città più grande, 4 anni fa’ aveva 2 milioni di abitanti, oggi 6,
ma è una stia, nessuno riesce a contarli. Perché dalle campagna la gente scappa
e… sono una cosa allucinante. Se volete avere un’idea di inferno… tu per uscire
dalla città fai 20 km di miseria. Che ti fanno pensare alla capanna in montagna
come ad un gioiello. C’è miseria assoluta. Questa però è l’anticamera dello
scarto. Non c’è lotta, non c’è rivoluzione, non c’è più niente. Lo scarto
inizia da lì.
Mi
pare che possono essere questi 3 i principi su cui giocare le nostre alleanze.
Interventi:
Levati
– il sindacato
Un
giovane - oggi manca senso del dono ricevuto
Adriano
Acli di Gallarate – costruire relazioni con le persone.
Paola:
siamo anche datori di lavoro. Come vivere da cristiani, da politici, da
cittadini questa fase?
Don
Antonio Nicolini
Ti racconto Gesù
Non
si ricevono più buone notizie. Noi abbiamo pensato di abolire la dottrina e abbiamo
pensato di sostituirla con “ti racconto Gesù”: Cioè sostituire quella sempre
uguale con il racconto di Gesù che cambia, che sta succedendo… Se tu racconti
del buon samaritano racconti di uno che ha un incidente e…
Ovviamente
raccontare Gesù è molto delicato. Molto impressionante. Adesso un po’ arranchiamo
ma continuiamo. Si impara dottrina ma non si ricevono buone notizie. Quando mi
portano a battezzare sono piccoli…e io dico loro, adesso sbaciucchiateli,
avvolgeteli di carezze, imparate a far vedere loro il vostro sorriso… crescano
convinti di aver ricevuto un bene enorme.
L'amore è sempre di predilezione.
Papà va
in paradiso, la mamma, vecchia, resta in valle. Il secondo genito ha i soldi e ci invita a Cena. Ha
pagato tutto lui. Passiamo la sera a chiacchierare. Ma fatalmente, chiacchieriamo
di famiglia. Poi della mamma che è invalida. Scopriamo cose che ha detto a tutti noi figli (4 figli
suoi e 1 adottato). Lei, perfidamente, ha fatto in modo che, in tempi diversi, in modi diversi, ha detto ad ognuno,
con delicatezza, che lei certamente amava tutti, ma "non amo nessuno come te.
Tu sei proprio il prediletto". E l'ha detto a tutti! E noi, nel rifugio in montagna, lo scopriamo! E
pensiamo, e ci diciamo... "domattina la aggiustiamo noi". E invece... lei ci ha dato una
strinata…soprattutto a me: “Così te, che fai il prete, non hai imparato
molto, eh!” “Ma lo sapete o no che l’amore è
sempre di predilezione? Non può mai essere generico…!”.
L’esperienza dell’amore,
come l’esperienza dell’essere amati, deve essere fortissima. Quella stessa
persona dovrà consegnare le responsabilità della vita a qualcun altro. Dovrà
vivere la sopportazione del dolore, la paura. Ma prima serve che qualcuno mi abbia
insegnato a respirare. Che mi abbia fatto sentire il profumo. Altrimenti come
facciamo?
In tutto e prima di tutto non possiamo dire a uno che funziona male, non possiamo come prima cosa dire: “bisogna che tu cambi, bisogna che tu ti converta”. Uno è dentro nella merda fino
alle orecchie, tu gli dici “bisogna che tu ti converta”, e lui che fa? Ci si tuffa di più! C’è bisogno di dargli una roba bella, una
roba buona. Se no lui resta dove è. Noi siamo una società espostissima a
restare dove è.
Quando la comunicazione è scarsissima, è solo quella del dovere
L’immagine
che mi turba è quando vedo una panchina con 4 persone, mi avvicino e vedo che
nessuno sta conversando con un altro, ognuno sta con il suo bagaglio, non c’è
conservazione. Sciagurati i genitori. Glielo danno a 4 anni e mezzo il
cellulare ai bambini! C’è il rischio di scarsissima comunicazione in famiglia. E siccome la
comunicazione è scarsissima è solo quella del dovere. “Mettiti il golf!” detto come se
fosse una legge assoluta! Ma "mettiti il golf!" non può essere come “ama il tuo fratello”. Possibile che non ci sia una gerarchia
di meccanica dell’amore?
Cosa vuol dire davvero ripensare il welfare
Noi siamo al top dei non sposati. Tutti fanno progetti
per case dei soli. Noi rischiamo di essere tutti solitari. Per
questo io ho inventato la casa per tutti. Con pochissimo successo. Rivolto a
quelle coppie tremende, quelle nella fase in cui hanno già sbolognato i figli.
Finalmente se ne sono andati. Finalmente siamo soli. E poi, dalla mia finestra, vedo due lumini in una finestra, poi altri due, poi altri due… sono tutti i due che mangiano la minestra. E lì viene l'angoscia. Perchè già supponi che di quei due poi ne resta uno. Perchè la vita è così, se non capita che vanno contro un palo assieme.
Ai figli non possiamo chiedere.
Hanno una vita troppo complessa. Fanno fatica. La loro vita gli basta, non facciamo giudizi
morali. Dobbiamo inventare qualcosa. Abbiamo avuto il terremoto, da ieri hanno iniziato a costruire
qualcosa. Quanti bagni ci sono in ciò che ricostruiamo? 4? Ok allora stiamo pensando a come si può fare una casa
con 4 coppie. E con anche una sala grande e una cucina grande. Una casa con spazi di ognuno. E spazi insieme. E poi ci organizziamo. Il lunedi magari andiamo tutti a mangiare dalla Giovanna, che fa buono il minestrone. Il mercoledi la pasta e fagioli dalla Luisa. Il giovedì... tutto dalle donne? Di solito è così. Perché poi quando va a finire che di lumino ne resta uno, di solito è il più forte, cioè lei. E di solito lei ha una capacità di ricostruzione più forte. Sa fare la pasta e fagioli. Non è poco. Ma se è lui che resta... è roba da matti. E' una situazione pietosa,
sciagurata.... Ma dipende pure da te. Smettila di dire che siccome i ragazzi stanno a Roma, poi un giorno, farai un viaggio, che andrai in Spagna… ma fattelo sto viaggio in Spagna… fattelo, e fatelo insieme, in 5-6.
Se non risalta fuori il femminile torniamo, senza volerlo, a una Chiesa preconciliare
Dossetti
mi fece capire che una delle forze più grandi è la visitazione. Le donne, se
hanno un rapporto profondo, è infinito. Ma arrivarci a questo profondo… ‘na fatica. Le donne fanno
fatica a lavorare insieme. Per l’ultimo anno da parroco, quando mi illudevo di andare in
pensione, ho chiesto un regalo, per i 74
anni (oggi ne ho 77) ho chiesto che la parrocchia fosse guidata dalle donne… Di fare un gruppo... Ci sono i ministri, ci sono i diaconi, diacono vuol dire servo… che problema c’è?
L'hanno fatto. Ed hanno avuto anche idee grandiose. Ad esempio, perché non facciamo il giovedi santo in carcere? Abbiamo chiesto al direttore, ci ha dato 200 permessi, è
stato bellissimo… E' stato tutto un anno bellissimo. Bellissimo di idee e di proposte, che
facevano fiorire il femminile, cosa di cui c’è un estremo bisogno!
Però, alla fine dell’anno, quando io ero tutto contento, una settimana prima della fine, ho fatto una scoperta atroce. Ho scoperto che loro sono state bravissime, ma
hanno fatto una fatica terribile! Che infinite volte hanno avuto voglia di dire basta. E di dirlo senza dirlo. "Abbiate pazienza, non posso… ho mio marito, ho gli impegni…". La fatica delle donne è più grande di quella che si vede.
Ma se non risalta fuori il femminile
ritorniamo, anche senza volerlo, a una chiesa pre-conciliare. Ognuno ha i suoi doni. Il
magnificat nasce quando è riuscito l’incontro tra due donne. Il magnificat non è un fatto privato. È la più bella poesia politica
di tutta la Bibbia. C’è bisogno enorme di questo lavoro enorme…
Sul sito delle Acli Nazionali la registrazione integrale dell'intervento